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Open Arms soccorre 52 migranti: "Serve porto sicuro"

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Open Arms soccorre 52 migranti e chiede porto sicuro. Salvini, Toninelli e Trenta firmato divieto "di ingresso, transito e sosta nelle acque italiane"

La ong Open Arms ha comunicato via Twitter di aver soccorso 52 migranti al largo della Libia: “Stavano affondando, l’acqua stava entrando nel gommone, ma siamo arrivati in tempo. Sono al sicuro e ora abbiamo bisogno di un porto sicuro” ha fatto sapere Oscar Camps, fondatore della Ong catalana. Stando alle prime informazioni, a bordo ci sarebbero 34 uomini, 16 donne e due bambini.

Open Arms soccorre 52 migranti

La Ong avrebbe recuperato 52 persone alla deriva nel Mediterraneo, facendo appello poi per un porto sicuro. Il Governo italiano, come già ribadito più volte, ha quindi emanato un provvedimento di “divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali italiane”, firmato dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, con Danilo Toninelli ed Elisabetta Trenta. Il gommone si trovava a circa 70 miglia dalle coste di Zuwarah, in acque internazionali, e la sua posizione è stata segnalata alla ong da Alarm Phone. “Siamo stati chiamati da circa una cinquantina di persone che erano in difficoltà nel Mediterraneo centrale – hanno detto dal servizio telefonico -. Erano partiti dalla Libia la scorsa notte e una volta ottenuta la loro posizione Gps abbiamo informato le autorità e Open Arms, che era nella vicinanze“.

I precedenti sbarchi

Negli ultimi giorni, le coste italiane sono tornate al centro dell’emergenza sbarchi, dopo l’eclatante caso della Sea Watch. Il ministro Salvini ha infatti ribadito più volte che i porti italiani sono e restano chiusi, ma nonostante questo le ong sfidano le leggi. Solo pochi giorni fa ha attraccato al porto di Augusta la nave Gregoretti con a bordo 116 persone, mentre altri 40 migranti sono giunti a bordo della Alan Kurdi.

La situazione della Alan Kurdi

Così come la Open Arms, anche la Alan Kurdi, con 40 migranti a bordo, è alla ricerca di un porto sicuro. Salvini, anche in questo caso, ha ribadito il suo no: “Sono tentativi di attaccare il governo italiano, spero che su questo ci sia compattezza“. La ong ha risposto: “Obbediremo al diritto internazionale e non riporteremo nessuno in un paese di guerra civile” e il botta e risposta è proseguito: “Se entrano in acque italiane prenderemo possesso di quella imbarcazione. Le navi saranno requisite e saliremo a bordo“. Al momento l’imbarcazione della Sea Eye si trova al limite delle acque territoriali italiane, a poche miglia da Lampedusa.