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Nave Open Arms, l'intervista alla capitana: la 31enne Ani Montes Mier

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Intervistata da La Repubblica, Ani Montes Mier racconta la sua esperienza a bordo della nave Open Arms, rifiutando l'accusa di essere una trafficante.

Dopo Carola Rackete, un’altra giovane donna si appresta a diventare la principale antagonista del ministero dell’Interno italiano nella sua lotta all’immigrazione. In un’intervista concessa a La Repubblica lo scorso 9 agosto si racconta infatti Ani Montes Mier, capomissione della nave Open Arms che da 11 giorni è ferma davanti al porto di Lampedusa con a bordo 151 migranti. Di questi, tre sono stati fatti scendere nella giornata dell’11 agosto a causa delle loro precarie condizioni di salute.

Nave Open Arms, chi è la capitana?

Ana Isabel Montes Mier – per tutti semplicemente Ani – ha 31 anni ed è originaria di Oviedo, nelle Asturie. Dopo aver studiato storia e filosofia e lavorato come bagnina quattro anni fa decide di unirsi alla Ong Open Arms per aiutarli nel salvataggio dei migranti nel Mar Mediterraneo. Un’esperienza che l’ha portata a diventare capomissione e a non rimpiangere la sua vita precedente: “Non posso né voglio tornare alla mia vecchia vita. Da quando ho conosciuto la vita reale ho realizzato tutti i privilegi che ho avuto. Aiutare le persone in stato di necessità è quello che ogni essere umano deve fare. Preferisco invecchiare con la coscienza di aver fatto la cosa giusta, non importa cosa può accadermi se loro sono in salvo“.

Nell’intervista, la Montes Mier parla nello specifico dell’attuale missione dell Open Arms, ricordando come fino ad ora né l’Italia né Malta e né la Spagna abbiano concesso i loro porti per far sbarcare i migranti: “Sono preoccupata per il modo in cui sta evolvendo la situazione perché non so cosa dire alle persone visto che non posso dire loro quando finirà“.

Le accuse di essere una trafficante

In risposta alle accuse di essere una trafficante di esseri umani, la capitana ha inoltre dichiarato: “Se salvare vite in pericolo è un crimine, io sono una trafficante. Ma se parliamo dei trafficanti che guadagnano milioni di euro, loro sono a terra in un posto sicuro, non in mare, non rischiano la vita come queste persone. Troppo facile provare che non siamo in contatto con i trafficanti. Non esiste alcuna prova. Una bugia più volte detta non diventa verità solo perché viene detta“.

Molte persone accusano infatti chi soccorre i migranti di stare violando la legge. Una concezione resa forzatamente veritiera anche dalla recente approvazione da parte dell’Italia del Decreto Sicurezza bis: “E considerando anche le ultime norme approvate in Italia con il Decreto Sicurezza bis: “Non stiamo violando alcuna legge, stiamo rispettando le convenzioni internazionali che gli Stati hanno firmato. Noi siamo qui per dimostrare che loro le stanno violando, non noi“.