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Fukushima, esauriti i serbatoi per contenere l'acqua radioattiva

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Nel 2021 è previsto l'inizio dei lavori di smaltimento del combustibile radioattivo. Le riserve, però, si esauriranno nel 2022: vediamo le soluzioni.

L’11 marzo del 2011 la centrale nucleare di Fukushima venne colpita da un violento terremoto e da uno tsunami che ne danneggiarono le strutture. Il sisma colpì la zona con una magnitudo altissima, pari a 9.0. Secondo A.P., inoltre, la centrale di Fukushima esaurirà lo spazio nei magazzini per accantonare l’acqua radioattiva: le stime rivelano che ciò potrebbe accadere nel 2022. L’ipotesi peggiore, purtroppo, è quella di riversare nell’oceano questi liquidi pericolosi. Vediamo quali sono i possibili sviluppi.

Fukushima, pericolo acqua radioattiva

Dall’incidente del 2011, nella centrale di Fukushima sono stati installati circa 1000 serbatoi per contenere l’acqua radioattiva. Ognuno di essi, inoltre, può contenere oltre un milione di tonnellate di acqua. Gli esperti, infatti, chiariscono che, seppur ripulito, questo liquido contaminato costituisce un pericolo per l’uomo e per l’ambiente. La radioattività contenuta nell’acqua deve essere conservata in apposite cisterne adibite allo scopo.

Non essendo ancora sufficiente, però, verranno successivamente collocati sul territorio altri bacini idrici nei quali conservare 1,3 milioni di acqua in più. Queste azioni risulteranno efficaci per un periodo limitato. Le riserve, infatti, si esauriranno entro il 2022. Nel 2021, inoltre, è previsto l’inizio dei lavori di smaltimento del combustibile radioattivo. Un ulteriore pericolo, infine, riguarda il rischio di filtrazione dell’acqua dai serbatoi che comporterebbe la contaminazione dell’intera area.

Una possibile soluzione

Lo scorso venerdì le autorità giapponesi hanno incontrato un gruppo di esperti per trovare una soluzione alla situazione di estremo pericolo. Una delle ipotesi risolutive riguarda il rilascio dell’acqua radioattiva nell’Oceano Pacifico. Quest’azione, però, ha suscitato le proteste dei rappresentati del settore agricolo e della pesca. Dunque, una possibile alternativa riguarderebbe la vaporizzazione dell’acqua e la successiva iniezione sotterranea del liquido. Infine, l’aggiunta di nuovi serbatoi nel territorio limitrofo.