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Ragazzina pubblica una foto sui social ma non riceve like: si suicida

foto senza like

La madre ha lanciato una raccolta firme per vietare i social ai minori di 16 anni: "Se non fossero esistiti Ruby sarebbe ancora con noi".

Il tragico suicidio è avvenuto a Carlisle, in Gran Bretagna il 21 febbraio 2017. Una ragazzina di 15 anni si era convinta di non piacere alla gente in quanto una foto pubblicata sul suo profilo non aveva ricevuto nessun like. La giovanissima trascorreva le sue giornate chiusa nella sua cameretta, isolata dal mondo esterno. Attraverso il web si era creata una vita virtuale con amici che non esistevano, ma con i quali poteva sfogarsi. Proprio in questo suo mondo “costruito” ha lanciato alcuni messaggi importanti prima di togliersi la vita.

Foto senza like, ragazzina si suicida

Il mondo nel quale viveva Ruby Seal, la ragazzina suicida di 15 anni, era virtuale. Dal web lanciava una serie di messaggi di aiuto, ma purtroppo i suoi “amici” non erano in grado di dargli il peso giusto. A trovare il suo corpo senza vita sono state le sorelline, che conservano il trauma del 21 febbraio del 2017. A distanza di più di due anni, la madre di Ruby ha avviato una raccolta firme. “Vietare i social agli under 16″ è la proposta di legge che intende lanciare la mamma. Infatti, Julia, 32 anni, spiega: “Sono sicura che se i social media non fossero esistiti Ruby sarebbe ancora con noi”. La madre aveva cercato di far uscire Ruby dal suo isolamento: aveva persino cambiato la password del Wi-fi- Ma tutto si è rivelato inutile: la 15enne si collegava dal 4G e molto spesso litigava con la madre per questo.

La ricerca del like

Ruby si era fissata sui “mi piace”: le foto che pubblicava su Snapchat, però, non raggiungevano la soglia desiderata. Perciò si era convinta di non piacere agli altri e in un ultimo post aveva rivelato: “Cosa faresti se fosse l’ultimo giorno della tua vita?”. Julie ricorda la figlia così: “Ruby da bambina era divertente, intelligente, spiritosa. Poi le cose sono cambiate quando è cresciuta. Ha cominciato ad aver paura di non piacere alla gente e queste insicurezze hanno preso sempre più piede con l’uso dei social. È facile dire “togli il telefono a tua figlia”, ma non è così facile. Anche le piattaforme dei social devono assumersi le loro responsabilità. Nessun bambino deve perdere la vita perché ha preferito vivere in una vita virtuale e non in quella reale”.