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Hong Kong, Carrie Lam cede: legge sull'estradizione verrà ritirata

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I manifestanti incassano una prima vittoria. Dopo settimane di resistenze, la governatrice Carrie Lam ritirerà la legge sull'estradizione in Cina.

Dopo 13 settimane di proteste e scontri in pizza, Carrie Lam cede. La governatrice di Hong Kong ha deciso infatti di accogliere una delle cinque richieste dei manifestanti e ritirare definitivamente il disegno di legge sull’estradizione in Cina, finora rimasto congelato.

Ritiro della legge sull’estradizione

Dopo la diffusione dell’audio che sembrava avallare il fatto che la Chief Executive di Hong Kong fosse una sorta di marionetta in mano di Pechino, Carrie Lam cede alle proteste. La governatrice annuncerà infatti nel pomeriggio di mercoledì 4 settembre 2019 il ritiro formale della legge sull’estradizione in Cina, soddisfacendo così ad una delle cinque richieste chiave dei manifestanti e nella speranza che la città torni così alla normalità.

I manifestanti, che sono scesi in piazza nelle ultime 13 settimane, chiedono però per far cessare definitivamente le proteste anche le dimissioni di Carrie Lam (che lei ha finora smentito di aver mai presentato), un’inchiesta sulle violenze dalla polizia, il rilascio degli arrestati e maggiori libertà democratiche.

Stop alle proteste

In base ad alcune fonti del South China Morning Post, la decisione di ritirare il disegno di legge sull’estradizione è stata presa per il timore di disordini ancor più gravi in città. “Questo gesto di ritirare formalmente la norma è un tentativo per raffreddare l’atmosfera“, ha riferito una fonte.

“Lo Chief Executive ha iniziato a cambiare idea sul mantenimento della legge (finora solo sospesa, ndr) dopo aver incontrato due leader dei manifestanti. Ha tenuto conto delle loro opinioni su come ridurre le tensioni” ha spiegato invece un’altra fonte.

Esperti sulle procedure parlamentari di Hong Kong hanno evidenziato infatti che con una sospensione la legge poteva essere reintrodotta mediante una semplice comunicazione del governo al presidente del Consiglio legislativo.