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Turchia, UE: no blocco armi ma sanzioni per difendere il petrolio

trivellazioni cipro

L'UE non trova l'accordo per bloccare l'esportazioni di armi alla Turchia ma condanna le "attività illegali di trivellazione" a largo di Cipro.

L’UE non trova l’intesa per mettere in atto l’embargo di armi alla Turchia, in aperto conflitto armato contro il popolo curdo. Al contrario, il Consiglio europeo condanna con voce unanime le “attività illegali di trivellazione” di Ankara a largo di Cipro. La Grecia anticipa che dopo la Francia forse anche l’Italia invierà navi militari nel Mediterraneo orientale.

UE: no all’embargo di armi

Al termine del Consiglio Affari Esteri che si è svolto lunedì 14 ottobre 2019 a Lussemburgo gli Stati membri dell’Unione europea non sono riusciti a raggiungere una posizione unitaria in merito all’embargo di armi da applicare alla Turchia, che ha indetto una pesante operazione militare in Siria contro il popolo curdo.

L’Europa infatti si è solo impegnata “a rafforzare le posizioni nazionali, in merito alla politica di esportazione di armi” verso Ankara. In altre parole, ogni Stato potrà decidere se e quando applicare il divieto di esportazioni di armamentari.

Luigi Di Maio ha annunciato che l’Italia varerà un decreto ministeriale per bloccare l’export di armi . Il ministro degli Esteri però puntualizza che si tratterà di uno stop “ai prossimi contratti e ai prossimi impegni”.

Condannate trivellazioni illegali

In particolare, contrarie all’embargo Ungheria e Bulgaria che temono come una forte presa di posizione contro la Turchia possa provocare un’ondata di rifugiati, quelli attualmente trattenuti proprio da Ankara in base all’accordo sottoscritto nel 2016 con l’UE.

A far discutere però il fatto che l’Unione europea non ha avuto invece problemi a condannare le “attività illegali di trivellazione della Turchia nel Mediterraneo orientale”, ribadendo “piena solidarietà a Cipro per quanto riguarda il rispetto della sua sovranità e dei suoi diritti sovrani, in conformità del diritto internazionale”.

Il Consiglio europeo decide quindi “la messa a punto di un regime quadro di misure restrittive rivolte alle persone fisiche e giuridiche responsabili o coinvolte nelle attività illegali di trivellazione nel Mediterraneo orientale in cerca di idrocarburi e invita l’alto rappresentante e la Commissione a presentare rapidamente proposte a tal fine”.

Navi francesi e poi forse italiane

La Francia non ha perso tempo, poiché ha già inviato due navi militari per pattugliare le acque di Cipro sotto le quali si celano importanti giacimenti di petrolio, alcuni dei quali assegnati anche ad Eni e Total. A chiedere il sostegno francese è stato il ministro della Difesa greco Nikos Panagiotopoulos, annunciando: “Credo che anche l’Italia farà qualcosa di simile“.

Agli inizi di ottobre 2019 infatti il governo turco ha mandato un’unità per esplorazioni petrolifere. Oltre all’esecutivo cipriota, a denunciare la “violazione di sovranità” anche gli Stati Uniti visto che alcune concessioni sono della Exxonmobil, con il segretario di Stato Mike Pompeo che ha parlato di perforazioni “illegali e inaccettabili”.

“Non sottovalutare la Turchia”

Soddisfatto della presa di posizione dell’UE il deputato leghista Vito Comencini che su Facebook scrive: “Finalmente qualcosa si muove a livello europeo. Nei giorni scorsi avevo presentato un’interrogazione parlamentare al ministero degli Esteri proprio per segnalare la gravità di quanto sta accadendo nelle acque di Cipro“.

“Una nave da perforazione turca, la Yavuz, si è diretta verso il Block 7, nella zona economica esclusiva in cui le società energetiche Eni e Total hanno ottenuto le concessioni per i giacimenti. – riassume – Il rischio è che gli interessi economici italiani possano essere compromessi da azioni concorrenti turche, intraprese in aperta violazione del diritto internazionale e della sovranità cipriota”.

“Quel che è certo è che occorre difendere gli interessi economici dell’Italia e di Cipro, il cui territorio in parte è già occupato dalla Turchia. – esorta quindi il parlamentare – Serve subito una risposta forte. Visto anche quanto sta accadendo in Siria non possiamo assolutamente sottovalutare l’atteggiamento minaccioso della Turchia”.