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La lettera di Trump a Erdogan: "Non fare lo sciocco, ti chiamo più tardi"

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Pochi giorni prima, il presidente turco aveva pubblicato una lettera sulle pagine del Wall Street Journal.

Il documento di poche righe, con il logo della Casa Bianca e la firma del presidente statunitense, è comparso sul profilo Twitter di Trish Regan, conduttrice televisiva della Fox Business. Nella lettera, dal tono colloquiale, Donald Trump invita l’omologo turco Recep Tayyip Erdogan a “non fare lo sciocco” e ad accettare “un buon accordo”, concludendo con la promessa di una telefonata. L’esistenza e il contenuto della lettera è stato confermato da fonti della Casa Bianca.

La lettera di Trump a Erdogan

“Caro presidente, lavoriamo per trovare un accordo” esordisce Trump nella sua lettera a Erdogan. L’inquilino della Casa Bianca invita il presidente turco a “non essere responsabile del massacro di migliaia di persone e io non voglio essere responsabile della distruzione dell’economia turca – ma lo farò! Te ne ho già dato una piccola prova con quanto accaduto al pastore Brunson [Andrew Brunson, il pastore americano detenuto in Turchia dal 2016 e rilasciato nell’ottobre 2018, ndr]. Ho lavorato duramente per risolvere alcuni dei tuoi problemi. Non deludere il mondo. Puoi stringere un buon accordo. Il generale Mazloum è disposto a negoziare con te e a fare concessioni che non avrebbe mai fatto in passato. Sto includendo, in via confidenziale, una copia della lettera che mi ha scritto e che ho appena ricevuto. La storia ti giudicherà positivamente se agirai in modo giusto e umano. Ti considererà sempre come il diavolo se non accadrà qualcosa di buono. Non essere sciocco! Ti chiamo più tardi“.

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La lettera di Erdogan sul WSJ

Pochi giorni prima della diffusione della lettera di Trump, Erdogan aveva pubblicato un articolo sul Wall Street Journal per spiegare le motivazioni della sua operazione militare contro i curdi. Il presidente turco sottolinea che, dall’inizio della guerra in Siria nel 2011, “nessun Paese ha sentito più della Turchia il dolore della crisi umanitaria che questa ha provocato. Abbiamo accolto 3,6 milioni di rifugiati siriani, più di qualsiasi altro Paese. Ma abbiamo raggiunto il limite”. Erdogan passa poi a parlare di quella che definisce “l’operazione di pace Peace Spring per mettere fine alla crisi umanitaria, alla violenza e all’instabilità che sono alla radice dell’immigrazione irregolare”. L’operazione “rimuoverà ogni presenza terroristica dal nord-est della Siria. La nostra missione è di combattere simultaneamente il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, organizzazione terroristica nota come PKK, i suoi alleati siriani e lo Stato Islamico. La Turchia non ha nessun problema con nessun gruppo etnico o religioso”.

Erdogan, infine, accusa la comunità internazionale di aver “perso la sua opportunità di impedire alla crisi siriana di trascinare una regione intera in un vortice d’instabilità. L’operazione Peace Spring rappresenta una seconda chance per aiutare la Turchia a mettere fine alle guerre per procura in Siria e ristabilire pace e stabilità nella regione. L’Unione Europea e il mondo dovrebbero supportare quello che sta provando a fare la Turchia”.