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Guerra in Siria, tregua tra Stati Uniti e Turchia: cosa succede ora

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La tregua stabilita tra Usa e Turchia è terminata lunedì: dall'incontro tra i protagonisti del conflitto potrebbero emergere decisioni importanti.

La tregua sulla guerra nel nord-est della Siria annunciata dagli Stati Uniti e dalla Turchia è scaduta nella serata di lunedì 21 ottobre. Per cinque giorni, però, i due stati hanno cessato il fuoco: ora si attendono gli sviluppi del conflitto. Nel frattempo, inoltre, Erdogan si è recato a Sochi per incontrare Putin, il presidente russo. Dalla loro discussione potrebbero emergere le successive offensive in Siria. Si attendono decisioni importanti.

La tregua sulla guerra in Siria

I cinque giorni di tregua sulla guerra in Siria sono terminati lunedì 21 ottobre: dall’incontro tra Putin ed Erdogan, però, potrebbero emergere decisioni cruciali. Per il momento, però, potrebbe venire istituita una “safe zone” di 1.500 km quadrati: il ministro della Difesa turco, infatti, ha fatto sapere che il territorio da lui controllato si estende nel nord-est della Siria. Secondo gli accordi quest’area potrebbe espandersi per 32 km nel territorio siriano. Invece, l’Esercito Libero Siriano ha “spazzato via” le milizie curde dell’Ypg in una zona (circa 120 km) che si estende dalla città di Tel Abyad (a ovest) fino alla città di Ras al Ayn (a est).

L’azione di Trump

Il segretario alla Difesa americano, Mark Esper, nonostante il progressivo ritiro delle forze armate dall’area siriana aveva messo in chiaro che mille soldati avrebbero circondato la zona al confine con l’Iraq. Mike Pompeo, il segretario di stato americano, invece, ha fatto sapere che il presidente americano “è del tutto pronto a un’azione militare contro la Turchia, se necessaria”.

Da Mosca, Vladimir Putin non ha diffuso la linea che seguirà la Russia nelle prossime ore del conflitto. Tuttavia, il ministro della Difesa Serghei Shoigu auspica “che l’interazione con i nostri colleghi turchi e americani ci consentirà di aumentare il livello di sicurezza e stabilità in questa regione”. Inoltre, il ministro russo non nasconde la sua preoccupazione rispetto alle future mosse dei foreign fighters dell’Isis. Su questo tema è emerso, infine, un problema umanitario: secondo Save the Children, almeno una sessantina di bambini sarebbero bloccati nel nord-est della Siria. “Sono innocenti – ha detto Alison Griffin –. Possiamo e dobbiamo dare loro la sicurezza di cui hanno bisogno portandoli nel Regno Unito”.