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Elezioni Spagna, Sanchez è primo ma senza maggioranza: successo di Vox

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Alle elezioni generali in Spagna il Psoe di Pedro Sanchez si mantiene primo partito del paese, non riuscendo tuttavia a conquistare la maggioranza.

Con il quasi il 100% delle schede scrutinate le elezioni generali tenutesi in Spagna nella giornata del 10 novembre mostrano una quadro politico ancora in stallo malgrado il primo posto conquistato dal Psoe del Primo Ministro uscente Pedro Sanchez. Secondo i risultati ufficiali i socialisti guadagnano infatti 120 seggi in Parlamento mancando la maggioranza assoluta, che non verrebbe raggiunta nemmeno coalizzandosi con le altre forze della sinistra spagnola. A destra invece compie un balzo in avanti la destra nazionalista di Vox che diventa la terza forza del paese, mentre crolla Ciudadanos di Albert Rivera che passa da 57 seggi ad appena 10.

Elezioni in Spagna, Sanchez primo

Stando ai risultati finali diramati nella notte, il Partito Socialista Operaio Spagnolo rimane in testa subendo una leggera flessione di 3 parlamentari rispetto alla scorsa tornata elettorale di aprile. Al secondo posto crescono invece i conservatori del Partito Popolare di Pablo Casado, che guadagnano 88 seggi dopo il tracollo subito nelle ultime elezioni politiche quando toccarono quota 66 parlamentari. Al momento, le uniche maggioranze possibili sarebbero quelle frutto di una grande coalizione alla tedesca o di un’alleanza tra le forze della sinistra e i partiti autonomisti catalani e baschi.

In un post pubblicato durante la notte, il Primo Ministro Sanchez ha voluto personalmente ringraziare coloro che si sono recati alle urne, rivendicando la vittoria elettorale: “Vorrei ringraziare gli spagnoli e le spagnole che partecipano alle elezioni ogni volta che queste vengono convocate e ai milioni di persone che sono tornate a fidarsi del Psoe. Abbiamo vinto le elezioni”. Parole simili anche dal leader del Pp Casado: “Grazie ai 5 milioni di elettori e a tutti gli spagnoli. Il PP ha avuto un buon risultato elettorale. Abbiamo recuperato il 33% dei seggi, 600.000 nuovi elettori e ottenuto 22 deputati e 24 senatori in più. Questo partito risorge sempre e rimane all’altezza della necessità della Spagna”.

Vox raddoppia i seggi

La grande sorpresa rimane però la crescita dei nazionalisti di Vox. Il partito di Santiago Abascal conquista infatti 52 seggi, anche se . Alla vista dei primi exit poll, l’europarlamentare del partito Jorge Buxadè ha affermato: “Siamo convinti che il risultato delle elezioni servirà a consolidare questa alternativa patriottica e sociale”. Lo stesso leader Abascal, affacciatosi alla folla per comunicare i risultati ha esultato esclamando: “Siamo riusciti ad aprire i dibattiti proibiti”. In quarta posizione troviamo invece Unidas Podemos di Pablo Iglesias, che perde una decina di parlamentari scendendo a 35 seggi.

Il crollo di Ciudadanos

L’altro risultato degno di nota di queste elezioni spagnole è inoltre la disfatta della destra liberale di Ciudadanos, che crolla passando da 47 a 10 seggi. Nel commentare i risultati, il leader del partito Albert Rivera ha dichiarato: “Servire gli spagnoli è la cosa più bella del mondo. Grazie a tutti”. Il pessimo risultato di Ciudadanos è da ricercare probabilmente nel tentativo di inseguire i nazionalisti di Vox su alcune tematiche prettamente di destra, come l’opposizione all’indipendenza catalana, che mal si è adattato a quello che era inizialmente nato per essere il partito dei delusi del più tradizionale e moderato Pp.

Entra invece per la prima volta in Parlamento la formazione politica ecologista Mas Pais, nata da una scissione di Unidas Podemos, che ottiene 3 seggi. È lo stesso segretario Inigo Errejon a commentare questa piccola vittoria: “Abbiamo piantato un seme di quasi 600.000 voti. Grazie a coloro che hanno lanciato la campagna per un Paese più verde e più giusto. La ripetizione [delle elezioni ndr] si è dimostrata irresponsabile, questa seconda opportunità non ha precedenti: formare un governo ora, per non consegnare il nostro paese in mano all’estrema destra”.

Stabili gli autonomisti

Rimangono infine sostanzialmente stabili infine i partiti catalani nel loro complesso, che guadagnano un parlamentare malgrado un discreto cambiamento di equilibri al loro interno. L’Esquerra Republicana de Catalunya, che guadagna 13 parlamentari, perde infatti due seggi a favore della lista facente capo all’ex presidente catalano Carles Puigdemont Junts per Catalunya (forte dei suoi 8 seggi) e della Candidatura d’Unità Popolare che ritorna nel Parlamento di Madrid con due deputati.

La crescita della Cup, partito di estrema sinistra nonché favorevole all’indipendenza catalana in maniera fortemente intransigente, potrebbe essere un riflesso dell’inasprimento del dibattito pubblico sulla Catalogna a seguito delle recenti condanne ai leader indipendentisti e ai successivi disordini avvenuti per le strade di Barcellona. Infine crescono di un seggo anche gli autonomisti baschi del Partito Nazionalista Basco, che salgono a quota 7 parlamentari.