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Parlamento europeo rimanda il commissario ungherese Várhelyi

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Il Parlamento europeo ha rimandato la nomina di Olivér Várhelyi, indicato dall'Ungheria come futuro commissario all'Allargamento.

Si complica la strada della Commissione europea. Il Parlamento europeo ha bocciato la scelta di Olivér Várhelyi, proposto come commissario all’Allargamento dall’Ungheria. Várhelyi dovrà ora rispondere a ulteriori quesiti e domande formulate per iscritto, come previsto dalla procedura. Se le risposte dovessero essere soddisfacenti, i coordinatori degli Affari esteri potrebbero confermare la candidatura di Várhelyi. In caso contrario potrebbe essere sottoposto a una seconda audizione.

Parlamento europeo, commissario vicino a Orbán

Il commissario designato dall’Ungheria non è riuscito a ottenere la maggioranza dei due terzi, necessaria per l’assegnazione della carica. Al momento del voto è risultata decisiva l’opposizione alla nomina dei Socialisti&Democratici, dei liberali di Renew Europe, dei Verdi e di Sinistra Unitaria Europea. Várhelyi ha incassato invece la fiducia del Partito popolare europeo, dei Conservatori e Riformatori europei e di Identità e democrazia.

Tra i principali motivi che hanno portato alla bocciatura di Várhelyi la sua vicinanza con il primo ministro ungherese Viktor Orbán. L’europarlamentare Udo Bullmann aveva infatti chiesto a Ursula Von Der Leyen, eletta alla guida della Commissione europea, di proporre Várhelyi per un portafoglio relativo a un’altra area di responsabilità. La sua figura infatti non è stata considerata adatta per occuparsi del tema dell’allargamento dell’Unione europea. La Commissione europea aveva bocciato anche il primo candidato dell’Ungheria, Laszlo Trocsanyi, stroncato prima ancora di arrivare in sede di audizione.

Negli stessi giorni, il Parlamento europeo ha fatto parlare di sé anche per un’altra notizia, quella del presidente David Sassoli che si è rifiutato di rispettare il minuto di silenzio indetto in memoria delle vittime del Bataclan. La scelta ha sollevato non poche polemiche, sia all’interno che al di fuori delle sedi istituzionali.