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Julian Assange e i timori dal carcere, i medici: "Rischia di morire"

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Sessanta medici hanno firmato una lettera chiedendo che Julian Assange venga sottoposto a un check up medico, altrimenti rischia di morire in carcere.

Le condizioni fisiche di Julian Assange sarebbero molto e se non dovesse essere sottoposto a cure immediate rischia di morire in carcere. È quanto affermano sessanta medici firmatari di una lettera aperta a sostegno del giornalista e scrittore australiano e indirizzata alla ministra degli Interni del Regno Unito Priti Patel. Secondo i medici infatti Assange, attualmente recluso in un carcere nei pressi di Londra, non sarebbe in condizioni fisiche e psicologiche idonee al fine di sostenere un processo.

Julian Assange rischia di morire in carcere

Il 48enne fondatore di Wikileaks è detenuto nel carcere di massima sicurezza di Belmarsh, dove è in attesa del processo di estradizione verso gli Stati Uniti che inizierà il prossimo febbraio. Assange è infatti accusato dagli Usa -tra i 18 capi d’imputazione a suo carico – di aver violato le normative anti-spionaggio, diffondendo centinaia di migliaia di documenti riservati riguardanti le attività dell’esercito statunitense in Iraq, in Afghanistan e nella prigione di Guantanamo.

I medici chiedono pertanto che Assange venga in una struttura specializzata, dove possa essere sottoposto ad un check up medico completo. In assenza di ciò, secondo gli esperti e molto probabile che l’attivista possa morire tre le mura del carcere.

Il contenuto della lettera

All’interno della missiva diretta alla ministra Patel i sessanta medici rendono note le gravi condizioni di salute di Assange, che necessiterebbe di cure immediate: “Da un punto di vista medico, sulle prove attualmente disponibili, nutriamo serie preoccupazioni riguardo all’idoneità del signor Assange ad affrontare un processo nel febbraio 2020. È soprattutto nostra opinione che Assange abbia bisogno di una valutazione medica urgente da parte di esperti del suo stato di salute sia fisico sia psicologico. Qualunque terapia medica indicato deve essere somministrata in un ospedale universitario (assistenza terziaria) adeguatamente attrezzato e dotato di personale esperto”.