> > Brexit, Johnson e gli italiani in Uk "Non chiamateci immigrati"

Brexit, Johnson e gli italiani in Uk "Non chiamateci immigrati"

Brexit, Boris Johnson

Il tema Brexit raccontato dopo l'elezione che ha confermato Boris Johnson come Primo Ministro britannico e la situazione degli italiani in Uk.

I conservatori in Uk cancellano la storia della politica laburista: così la retorica di successo di Boris Johnson ha condizionato l’ambiente britannico, neutralizzando Corbyn e afferrando con salda presa le redini della Brexit. Nella comunità italiana in Regno Unito la preoccupazione è cresciuta molto dopo l’elezione a primo ministro britannico del 55enne leader dei Tories. Con la maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni (365 seggi su 650) il Regno Unito aprirà finalmente una fase di transizione che porterà il paese fuori dall’Unione.

Brexit e l’EU Settlement Scheme

Diversi i nodi cruciali da sciogliere: dal confine irlandese ai nuovi accordi commerciali, senza dimenticare la registrazione dei cittadini europei sul territorio ovvero l’adesione all’EU Settlement Scheme (un documento necessario anche per tutti gli italiani espatriati). Proprio a proposito della condizione in Uk dei nostri concittadini è intervenuto ai microfoni di Notizie.it Dimitri Scarlato, Lecturer presso Royal College of Music di Londra e attivista di The3Million associazione che “da voce ai tre milioni di cittadini europei nel Regno Unito”.

Italiani a Londra, intervista a Dimitri Scarlato

Come ha fatto Corbyn a perdere contro Boris Johnson?

Corbyn ha sbagliato, ha mantenuto una posizione sempre ambigua. Non si è mai sbilanciato: poi è sempre passato per quello che in realtà voleva la Brexit, ma non ha mai potuto votare a favore. Quindi ha pagato questa politica di indecisione, fino a che non ha preso posizione decidendo di negoziare un accordo entro 3 mesi. È una decisione che è arrivata troppo tardi. Alla fine Corbyn non ha avuto lo stesso impatto che ha avuto due anni fa durante le elezioni, quelle che non erano così focalizzate su Brexit.

Come hai vissuto questi ultimi anni fortemente legati al dibattito Brexit/non brexit?

Vivo a Londra da 15 anni e il dibattito di Brexit l’ho vissuto in prima persona. Inizialmente, all’inizio del 2017, ho creato un gruppo di associazioni e movimenti di italiani per seguire gli impatti di Brexit. Dopo di che sono passato a The3milion in cui ho fatto campagna ad alto livello. Sono andato spesso a Bruxelles, parlando con chi trattava la negoziazione. L’ho vissuta anche nel quotidiano perché la vita nel Regno Unito è stata monopolizzata da Brexit, non è un caso l’esito elettorale delle ultime elezioni. Per due anni, ogni giorno si parlava solo di questo. È diventata una partita abbastanza estenuante.

Giuseppe Conte ha fatto i complimenti a Boris Johnson per la vittoria e ha assicurato “buoni rapporti” tra Italia e Uk. Da italiano che effetto ti fa questa dichiarazione?

Quelle di Giuseppe Conte sono parole di un politico che deve tutelare gli interessi dei propri connazionali. Siamo una comunità di 700mila persone ed è ovvio che faccia dichiarazioni tese a stabilire buoni rapporti sin dal principio con il nuovo Primo Ministro britannico.

Brexit, da cittadini europei a immigrati

Con Brexit come cambierà la percezione dei cittadini europei, gli italiani dovranno sentirsi degli “immigrati”?

Quello che è successo con i cittadini europei è che prima della Brexit non venivamo chiamati immigrati. Non ho niente in contrario con questo termine ma il linguaggio definisce anche la politica. Io non mi sento un immigrato, io mi sento un cittadino che ha esercitato un diritto fondamentale della libertà di circolazione europea. Lo stesso diritto che hanno esercitato i britannici venendo in Europa che infatti vengono sempre chiamati espatriati.

Non capisco perché dopo Brexit passiamo da cittadini a immigrati, mentre i britannici rimangono ugualmente sotto la dicitura di espatriati. Questa è la retorica usata da Johnson “non potete venire in questa nazione e trattarla come se fosse vostra” ha detto. Affermazione ovviamente usata per attirare il voto dell’estrema destra. Allo stesso tempo questa sua definizione non corrisponde al reale e lui stesso ne è ben consapevole, perché c’è un rapporto della commissione sulla migrazione che certifica che i cittadini europei danno molto di più di quello che prendono alla Gran Bretagna. Le sue parole non aiutano l’integrazione e non servono nemmeno a curare una frattura che si è aperta all’interno della società, perché qui è come se si fosse scoperchiato il vaso di Pandora.

EU Settlement Scheme

Quali saranno le difficoltà per gli italiani e più in generale per i cittadini europei?

La prima conseguenza è che tutti dovranno registrarsi con questo nuovo sistema di censimento. Se non ci si registra in tempo ci saranno conseguenze: è questo il vero problema. Occupandomi di assistenza, ho già fatto molte pratiche e ho trovato casi particolari. Un esempio? Le persone anziane che si trovano qui da anni e che non hanno i documenti non hanno neanche gli strumenti per comprendere come ci si può registrare. Allo stesso modo alcune mamme vedove che non possono fare il passaporto ai propri figli perché c’è bisogno del marito hanno difficoltà a raggiungere l’obiettivo della registrazione. Ci sono tanti casi singoli che rischiano di rimanere nell’oblio e sono passibili di trattamenti ostili. È un fatto oggettivo che tutti non siano informati, soprattutto nei piccoli borghi.