> > Coronavirus, a Wuhan "case infette" sigillate con inquilini all'interno

Coronavirus, a Wuhan "case infette" sigillate con inquilini all'interno

Coronavirus, operazione "case infette" a Wuhan

Coronavirus, quando la Cina ricorda il medioevo: "Qui abita gente di Wuhan, non toccare, casa infetta".

L’epidemia del coronavirus in Cina non si arresta. La città di Wuhan, focolaio del virus, vive una situazione disastrosa. Lo scenario è quello di una città fantasma, una metropoli confinata a se stessa e destinata alla quarantena. Gli abitanti rimasti, dopo la fuga generale (che ha portato all’esodo di 5 milioni di persone) prima della dichiarazione dello stato di emergenza e quindi di lockdown, sono uniti nel coro “Jiayou” letteralmente “aggiungi olio” un’espressione utilizzata per darsi coraggio, per rinforzare la speranza, lo spirito di comunità.

Coronavirus: la situazione a Wuhan

Nonostante si proceda con i lavori di costruzione di un nuovo ospedale interamente dedicato ai pazienti affetti dal coronavirus, i casi di infezione sembrano aver raggiunto un numero esorbitante, ingestibile. Dalle altre strutture sanitarie comunicano l’esaurimento delle scorte di cibo mentre da tutta la Cina si mobilitano squadre di medici e infermieri, pronti a raggiungere l’epicentro del coronavirus abbandonando la propria famiglia che li saluta in lacrime al momento della loro partenza.

Coronavirus: le “case infette” di Wuhan

Dalle testimonianze che giungono da Wuhan c’è anche quella che mostra un collettivo autonomo in azione mentre si sigillano abitazioni definite infette. “Qui abita gente di Wuhan, non toccare, casa infetta” è questo ciò che si legge nel cartello affisso sulle porte delle case. Le entrate vengono sbarrate con travi d’acciaio saldate a dovere mentre da una piccola finestra giunge la voce disperata di un’inquilina “Apri quella porta! Apri quella porta!”. Quanto accade nelle video-testimonianze veicolate sui social network è raccapricciante: torna nella memoria la storia medioevale, quella appresa tra i banchi di scuola italiani in tenera età.

Come nel medioevo con l’epidemia di peste bubbonica così ai giorni nostri a Wuhan con il coronavirus. Questi gruppi lasciano morire donne e uomini nelle loro abitazioni, dopodichè registrano gli indirizzi che andranno a costituire un futuro registro: nella loro personale strategia, la realizzazione di questo database aiuterà le autorità nella raccolta dei corpi senza vita. Sul web scrivono con macabra e tagliente ironia “ci vorrà tanto tempo a trasportare otto milioni di morti” L’atroce verità è che la paura spinge l’uomo a considerare i bisogni di molti, quelli che superano la priorità del singolo, e ai “defunti” non occorre uscire di casa.