> > Coronavirus, confermata la morte del medico che diede l'allarme

Coronavirus, confermata la morte del medico che diede l'allarme

Coronavirus contagiato medico allarme

Confermata la notizia della morte di Li Wenliang, il primo medico a dare l’allarme segnalando il coronavirus. Fu arrestato per “falso allarme”.

Dopo la smentita del Global Times è arrivata anche la conferma della morte di Li Wenliang, medico oculista cinese che per primo segnalò la presenza di un virus che si stava diffondendo in modo molto rapido nella città di Wuhan. Inizialmente, il medico era convinto che si trattasse di SARS, la malattia che qualche anno fa aveva causato un’altra violenta epidemia in Cina; non poteva sapere invece che si trattava del nuovo coronavirus. La malattia in poco più di un mese si è diffusa in tutto il mondo, ma il dottor Li alla fine di dicembre aveva già segnalato, in una chat di gruppo ai colleghi, che un nuovo virus si stava diffondendo. Il post condiviso dal medico obbligarono le forze dell’ordine ad intervenire: l’uomo fu obbligato a tacere, venne accusato e arrestato per procurato allarme. Dopo essere scarcerato (solo a seguito della prove inconfutabili dell’esistenza del coronavirus), il medico ha però scoperto di essere stato contagiato.

Coronavirus, il medico che diede l’allarme

Dopo le accuse e l’arresto per falso allarme, ritirate in seguito, Li Wenliang è potuto tornare a lavorare nell’ospedale di Wuhan, dove adesso si trova da paziente. Il medico era stato infatti contagiato dal coronavirus ed era stato ricoverato nel reparto di terapia intensiva. Il suo caso ha scatenato molte proteste tra i cittadini cinesi, che ritengono che le autorità abbiano sottovalutato le conseguenze della malattia durante le fasi iniziali di diffusione del virus.

Sembra che Li Wenliang sia stato contagiato il 10 gennaio, dopo aver trattato un paziente affetto da coronavirus. Dopo pochi giorni il medico ha iniziato a manifestare i sintomi della malattia, e le sue condizioni si sono aggravate sempre più fino a rendere necessario il trasferimento in terapia intensiva. I test hanno confermato la sua infezione il 1 febbraio 2020.