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Carola Rackete pronta per una nuova missione: torna a salvare i migranti

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La comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete, è pronta per tornare in mare per una nuova missione nel Mediterraneo.

Dopo essere stata arrestata per aver forzato il blocco e aver fatto sbarcare 40 migranti a Lampedusa, oltre ad aver speronato una motovedetta della Guardia di Finanza, Carola Rackete è pronta per una nuova missione. La comandante della Sea Watch, infatti, potrebbe tornare presto in mare per salvare le vite dei migranti. “Sono ancora sulla mailing list che viene usata in caso di emergenza”, ha dichiarato l’attivista tedesca.

Carola Rackete pronta per nuova missione

Carola Rackete potrebbe tornare a salvare le vite dei migranti in mare già dalla prossima estate: l’attivista tedesca, infatti, è pronta per una nuova missione. Ha però specificato che l’eventualità “al momento non è in programma”, sebbene non sia esclusa. A giugno 2019, la capitana della Sea Watch era stata arrestata per aver forzato il blocco e aver fatto sbarcare 40 migranti al porto di Lampedusa. Era seguito un lungo braccio di ferro con il leader della Lega, Matteo Salvini. Dopo gli arresti domiciliari, infine, era stata autorizzata a lasciare l’Italia. Il procedimento giudiziario a suo carico, comunque, rimane ancora aperto: contro la capitana gravano le accuse di favoreggiamento dell’immigrazione illegale e resistenza a nave militare.

L’inchiesta contro Salvini

Mentre per Carola Rackete le conseguenze sono state moderate, il leader della Lega si trova ancora indagato dalla Procura di Milano. Salvini è accusato di diffamazione dopo la querela depositata lo scorso 12 luglio dai legali della Rackete. A sua volta, però, il leghista aveva querelato la capitana. Nel caso in cui però l’accusa non venisse rinviata, il leghista potrebbe appellarsi all’articolo 68 della Costituzione, che prevede l’insindacabilità parlamentare. Il suo ultimo commento a tale riguardo è stato: “È surreale che ci sia un Paese dove una signorina tedesca sperona una barca militare e invece di andare a processo, a processo ci va il ministro”.