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Coronavirus, gli italiani all'estero: "Prigionieri del contagio nella terra di nessuno"

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Sono moltissimi i cittadini italiani rimasti bloccati all'estero per l'emergenza coronavirus: le loro preoccupazioni non vengono ascoltate.

Dalla Francia alla Germania, dalla Spagna al Portogallo fino oltre Oceano negli Stati Uniti: gli italiani bloccati all’estero causa coronavirus lanciano un grido di aiuto. La paura dell’epidemia e la presa sottogamba della situazione da parte degli Stati stranieri è insostenibile. “Ci dicono che siamo esagerati, in tanti sottovalutano, in questo momento ci sentiremmo più sicuri in Italia“.

Coronavirus, italiani bloccati all’estero

I racconti, le immagini e i messaggi che arrivano sui social e ai familiari degli italiani bloccati all’estero a causa del coronavirus fanno riflettere. Molti Paesi non hanno compreso la gravità della situazione. “C’è molta ignoranza e uno spaventoso scetticismo su questa situazione“, ha raccontato Cecilia Sanfelici, una studentessa italiana al primo anno del master in Human Rights ad humanitarian action all’Istituto per gli studi politici (Sciences Po) di Parigi. In Francia le attività universitarie, lavorative e commerciali non sono ancora state sospese e la frequenza a lezione è obbligatoria.

Anche Francesca, della stessa università afferma: “Siamo tutti molto preoccupati per quello che sta succedendo qui, le misure di contenimento sono pochissime. Avremmo preferito che l’università fosse stata chiusa, saremo gli unici a non andare. Sappiamo cosa è successo in Italia, temiamo che aspettare troppo diventi un problema anche in Francia”.

In Grecia, invece, sono state adottate misure un po’ più stringenti, come ha riferito Giulia, che dal 2007 lavora interprete di inglese e cinese al Servizio asilo presso il ministero dell’immigrazione ad Atene. “Sono molto preoccupata: non so se gli ospedali qui sarebbero in grado di gestire la situazione. Le scuole e le università sono chiuse ad Atene, ma per ora andiamo tutti regolarmente al lavoro”.

Infine, Irene, dalla Germania, confessa: “Mi dicono che sono esagerata“. “La zona dove vivo – ha detto ancora – è tra le più colpite. Ci sono persone preoccupate, ci sono stati episodi di razzia al supermercato però non ci sono restrizioni ad uscire. Le mie coinquiline pensano che esageri, a una di loro è stata data la possibilità di lavorare da casa ma continua a recarsi in ufficio”.