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Coronavirus, Guerra (Oms): "Rischio che epidemia possa ripartire dalla Cina"

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Secondo Guerra (Oms), la pandemia del coronaviurs, dopo aver superato la prima fase mondiale, potrebbe ripartire dalla Cina.

Contro il coronavirus, ricorda Ranieri Guerra dell’Oms, “non abbiamo ancora un vaccino”. Per questo motivo “il rischio che l’epidemia di Covid-19 dopo questa prima fase possa in seguito ripartire c’è, a partire dalla Cina, dove certo non tutta la popolazione è stata colpita”. Tuttavia, cerca di rincuorare Guerra, “dobbiamo rallentare l’epidemia e il contenimento serve a questo”. In questo momento, continua ancora, il contenimento è necessario “per garantire una migliore risposta da parte dei servizi sanitari, che così non vengono travolti, e per portare avanti la ricerca”.

Coronavirus, Raneri Guerra (Oms)

Ranieri Guerra (Oms) è intervenuto nella conferenza stampa della Protezione Civile lanciando un avvertimento: il coronavirus potrebbe, dopo una prima fase, ripartire in Cina. Infatti, senza un vaccino non abbiamo ancora un metodo per prevenirlo e perciò è cruciale contenere il contagio.

In Italia – ha detto ancora Guerra – sembra essere in diminuzione la velocità di espansione del virus, e questo potrebbe portare a un rallentamento della casistica. Ma occorreranno 2-3 giorni per capire il trend”. Inoltre, ha voluto sottolineare Ranieri, “nel momento in cui si inizia a vedere un rallentamento dell’epidemia le misure vanno rafforzate”, senza perdere il tiro. “Insomma non va abbassata la guardia“.

L’esempio dell’Italia

Prima di terminare la conferenza, Guerra avrebbe anche applaudito all’atteggiamento dell’Italia di fronte alla pandemia. Il nostro Paese, infatti, avrebbe agito “con estrema coesione sociale, per una volta, e con uno sforzo eccezionale“. Confrontandoci con il resto dell’Europa, quindi, “l’Oms guarda cosa accade in Italia perché anche in altri Paesi, dopo una iniziale negazione, il problema si sta manifestando in tutta la sua interezza e sono stati presi provvedimenti che ricalcano quelli italiani“. Negli altri Stati, conclude infine, l’epidemia “segue di 5-8 giorni quanto accaduto in Italia”.