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Coronavirus, in Israele gli ebrei ortodossi sono più a rischio

Coronavirus: a Israele gli ebrei ortodossi sono a rischio contagio

Gli ebrei ultra ortodossi di Israele sono più a rischio Coronavirus. La pandemia si diffonde nelle comunità, per via del loro stile di vita.

La maggior parte dei contagiati dal Coronavirus in Israele sono ebrei ortodossi. Gli appartenenti alla comunità Haredim sarebbero i più esposti al contagio, per via dello stile di vita che conducono e delle scelte che adottano ogni giorno.

Ebrei Haredim a rischio Coronavirus

La preoccupazione è fondata: gli ebrei ultra ortodossi non leggono i giornali né si informano sfruttando i media, hanno famiglie molto numerose e si riuniscono nelle congregazioni per pregare tre volte al giorno. I quartieri dove vivono sono decisamente affollati, come quelli della città di Bnei Brak, nei pressi di Tel Aviv.

Nella zona, il tasso di contagio è del 34% sulla popolazione totale, contro il 6% di Tel Aviv e il 10% di Gerusalemme. Ciò significa che circa 500 cittadini hanno contratto il Coronavirus, mentre a Gerusalemme sono ben 568 per via della densità di popolazione.

In Israele si infrangono i divieti

Nel più grande ospedale di Israele, il Tel Ashomer Sheba Medical Center, il maggior numero di pazienti proviene dalla comunità Haredim, della quale fa parte circa il 12% della popolazione. Il loro numero è in crescita per via della scarsa informazione sulla pandemia. Come loro, sono molto colpiti i Chasidim, Sefaradim e Misnagdim, ma anche gli arabi nei quartieri ad est di Gerusalemme, in particolare Beit Hanina.

La polizia continua ad intervenire, bloccando manifestazioni religiose come funerali e momenti di preghiera collettiva, ma anche assembramenti a scopo di socializzazione. Sono diverse le denunce e gli arresti operati dalle Forze dell’Ordine israeliane in questi giorni, che si avvalgono di elicotteri e droni per controllare la popolazione, scelta adottata anche in Italia.