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Coronavirus, Yemen: gli sciiti sparano ai contagiati come strategia

Coronavirus, Yemen: sciiti sparano ai contagiati

In Yemen, i militanti sciiti suggeriscono di sparare a chi ha contratto il Coronavirus. Intanto, nonostante lo stop dell'Onu, la guerra prosegue.

Chi è positivo al Coronavirus in Yemen rischia di prendere una pallottola dagli sciiti. Sembra che la loro strategia di contenimento del contagio preveda l’esecuzione delle persone che hanno contratto la pandemia, a colpi di pistola. La proposta è partita dai miliziani Houthi, nelle zone che controllano, attraverso un video che circola sul web.

Gli sciiti sparano al Coronavirus

Il video incriminato è stato diffuso anche dall’emittente al-Arabiya, simpatizzante per la coalizione militare sciita guidata dall’Arabia Saudita. Un militante, nelle immagini, afferma: ”Il nostro miglior metodo è quello di uccidere nell’interesse degli altri. Non c’è una cura, non c’è quarantena e nessun metodo applicabile, solo le pallottole”. In Yemen, come in Iran e altri Paesi del Medio Oriente, è stata sospesa la stampa e distribuzione di giornali per evitare la diffusione del Coronavirus, a detta dei portavoce.

Eppure, l’Onu ha chiesto allo Yemen di fermare la guerriglia per concentrarsi sul debellare il Coronavirus. L’Organizzazione vorrebbe che le parti in conflitto rispettassero l’accordo, sottolineando i pericoli legati alla pandemia, visto l’esposizione della popolazione al contagio.

La guerra nello Yemen

Partito nel 2014, il conflitto fra sunniti e sciiti ha visto morire almeno 100mila persone e provocato una grave crisi umanitaria, tanto che milioni di abitanti hanno dovuto cercare rifugio nei campi profughi, patendo la fame.

Secondo il portavoce militare Turki al Malki, la sospensione del fuoco durerà 2 settimane. Gli Houthi però non hanno reagito ufficialmente e, anzi, i ribelli avrebbero lanciato missili su Hodeidah e Marib, mentre la coalizione si sarebbe accanita sulle province di Hajja e Saada. Mohammed Abdulsalam, portavoce del movimento sciita Houthi, aveva dichiarato disponibilità alla cessazione del conflitto, dopo 5 anni di guerriglia, con l’avvio di un periodo di transizione e riapertura dei collegamenti internazionali.