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Coronavirus in Germania, ministro Spahn: "La situazione è controllabile"

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Stando alle parole del ministro Spahn, la situazione coronavirus in Germania è sotto controllo e in via di miglioramento.

Il ministro della Salute tedesco Jens Spahn si è detto ottimista per i miglioramenti che la Germania sta registrando sul fronte coronavirus. Dopo le misure restrittive messe in campo dal governo, l’R0, vale a dire il numero che indica quante persone un positivo può contagiare, è infatti sceso da 1 a 0,7.

Coronavirus in Germania: parla il ministro Spahn

Per questo Spahn ha affermato che la situazione è divenuta controllabile e più gestibile di prima tanto da aver iniziato a programmare ripartenze e riaperture. A confermare i miglioramenti è intervenuto anche il direttore del Robert Koch Institut Lothar Wieler, che ha definito molto buoni i risultati parziali della strategia governativa.

Questo non significa che il numero dei nuovi casi positivi e dei decessi sia prossimo all’azzeramento, ma che rispetto alle settimane precedenti si iniziano a registrare più guariti che contagi. Secondo Spahn i progressi ottenuti sono da attribuire all’alto numero di test effettuati. Stando ai dati aggiornati al 16 aprile 2020, essi sono stati 1,7 milioni con una media di circa 400 mila alla settimana e l’obiettivo di arrivare a 700 mila.

Essendo la situazione in via di miglioramento, da lunedì 20 aprile 2020 inizieranno a riaprire gli esercizi commerciali con una superficie inferiore a 800 metri quadrati. Ad essi si aggiungono poi tutti i concessionari d’auto, i negozi di biciclette e le librerie. Tutto dovrà naturalmente avvenire nel rispetto del distanziamento sociale e con gli adeguati dispositivi di protezione.

Inoltre a partire dal 4 maggio riapriranno i parrucchieri e, gradualmente, le scuole. So comincerà dalle ultime classi e da quelle che prevedono esami o segnano il passaggio da un ciclo a quello successivo. Per il momento le prime classi delle elementari resteranno ancora chiuse mentre gli asili nido apriranno soltanto per i figli dei lavoratori che operano nei servizi essenziali.