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Coronavirus, inizia il Ramadan tra moschee chiuse e preghiere in casa

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Inizia il primo Ramadan da vivere in casa: le moschee rimangono chiuse a causa del coronavirus, ma i fedeli proseguono lo sforzo.

Un’immagine simbolica quella del Ramadan che si apre ai tempi del coronavirus: le moschee restano chiuse, ma i fedeli hanno la possibilità di pregare dall’interno delle loro case. Iniziato venerdì 24 aprile, il mese di digiuno per la comunità islamica quest’anno sarà molto diverso dal solito. “Non essendo possibile vivere la gioia della preghiera congregazionale e della rottura comunitaria del digiuno, i fedeli sono chiamati a una ulteriore prova e a un ulteriore sforzo nel professare la loro fede e vivere il loro digiuno“, ha scritto in una nota il segretario generale del Centro Islamico, Abdellah Redouane.

Coronavirus, al via il Ramadan

Sarà il mese del digiuno più raro nella storia dell’Islam da 1.400: venerdì 24 aprile è iniziato il Ramadan, nonostante l’emergenza coronavirus. Sono 1,8 miliardi i musulmani che nel mondo vivranno questo mese sacro di preghiera e digiuno, da vivere rigorosamente nelle loro case. In alcuni Paesi, però, i chierici e i religiosi hanno sfidato i divieti o fatto pressione sulle autorità affinché si potesse celebrare un momento importante nella storia di questa religione. In Indonesia, ad esempio, nonostante i ritrovi e le preghiere fossero state annullate, sono accorse moltissime persone nei luoghi sacri – nella provincia autonoma di Aceh – e nelle moschee per vivere l’inizio del mese sacro.

La struttura di Kaaba, a La Mecca, – una struttura di forma cubica e utilizzata per la preghiera -, invece, era deserta. Così come un altro luogo simbolo della religione musulmana presso Medina, nel rispetto delle norme anti coronavirus. In questa lotta contro il virus sono state bandite le preghiere nei luoghi pubblici, sono stati ridotti i ritrovi nelle famiglie, ma non è stata tolta la possibilità individuale di pregare in solitudine nelle proprie abitazioni.