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Coronavirus, il bilancio delle vittime reali è più alto del 60%

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Il bilancio vittime reali del coronaviruds è fortemente sottostimato, secondo un'analisi pubblicata sul Financial Times.

I dati ufficiali relativi al bilancio delle vittime del coronavirus potrebbero essere fortemente al ribasso e, secondo un’analisi riportata dal Financial Times, i morti reali potrebbero essere il 60% in più. Lo studio è stato condotto su 14 paesi colpiti dalla pandemia, tra cui l’Italia e tutti i principali paesi europei. Gli esperti sono arrivati ad affermare che i dati reali sarebbero molto superiori rispetto a quelli che vengono diffusi, mettendo a confronto i decessi avvenuti tra marzo e aprile di quest’anno con quelli dello stesso periodo dei cinque anni passati. Il risultato è che nel 2020 ci sono stati 122mila morti in più rispetto ai livelli normali, molti di più dei 77mila decessi ufficiali registrati in queste nazioni a causa del Covid-19. Se anche negli altri stati non compresi dallo studio del Financial Times i dati dovessero essere in egual misura sottostimati, il coronavirus globalmente potrebbe aver ucciso 318.000 pazienti, ben al di sopra delle attuali 200.000 e oltre vittime.

Il bilancio delle vittime reali

Ciascun paese di quelli presi in considerazione dallo studio del Finacial Times, ad esclusione della Danimarca, ha ampiamente superato la sua media storica dei decessi, con l’Italia che registra addirittura un +90%. Poi ancora il Belgio + 60%, la Spagna + 51%, i Paesi bassi + 42% e la Francia + 34%. In Italia, solo la Lombardia ha avuto un aumento dei decessi pari al 55% in più rispetto alla media dei 5 anni precedenti. La provincia di Bergamo ha registrato un +464%, l’incremento più alto al mondo in assoluto, si pensi che New York è al momento a +200%.

Il coronavirus e le difficoltà con i dati

L’incremento delle morti, rispetto ai dati storici degli ultimi 5 anni, non è del tutto da attribuire al coronavirus, ma allo stesso tempo è necessario considerare una diminuzione della mortalità per altre cause, come incidenti stradali o infortuni sul lavoro, per via delle restrizioni messe in atto in diversi Paesi. Altro punto critico è rappresentato poi dall’efficacia con cui ogni paese riesce a fornire dati concreti e veritieri. La Cina, ad esempio, ha dovuto rivedere il bilancio delle vittime della malattia in maniera retroattiva.

C’è poi, nei dati ufficiali diffusi, una netta distinzione nella raccolta di questi che varia da paese a paese, nel Regno Unito, ad esempio, si tiene conto solo dei decessi avvenuti in ospedale. Per tali motivi, il professor David Spiegelhalter dell’Università di Cambridge sostiene che: “L’unico paragone imparziale che si può fare tra Paesi diversi è basato sull’osservazione della mortalità globale”.