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Coronavirus: tamponi anche su campioni da saliva negli Stati Uniti

Coronavirus tamponi saliva

Dagli Stati Uniti arriva la messa a punto di tamponi con campioni prelevati dalla saliva e non dalla cavità nasale o orale.

Negli Stati Uniti gli esperti stanno sperimentando un nuovo modo di fare i tamponi per verificare la contrazione del coronavirus, ovvero prendendo un campione dalla saliva e non dalle cavità nasali o dalla gola. Un metodo che si sta rivelando molto efficace, addirittura più sensibile di quello tradizionale, meno invasivo e anche meno rischioso per gli operatori sanitari perché è possibile prelevare il campione autonomamente.

Coronavirus: tamponi sulla saliva

Per ora i tamponi sulla saliva vengono eseguiti in New Jersey immettendo il campione in un liquido che la conserva in attesa delle analisi. Ad averlo messo a punto è stato un laboratorio dell’Università di Rutgers dopo aver avuto l’autorizzazione della Food and Drug Administration americana. In poco tempo i ricercatori hanno elaborato quasi 90 mila test con l’obiettivo di produrne 30 mila al giorno.

Se così fosse potrebbero pensare anche di creare un kit che permetta ai cittadini di effettuare da soli il test per poi inviarlo per posta ad un laboratorio di analisi. Rispetto ad alcuni test che forniscono risultati in pochi minuti, per questo ci vogliono 72 ore ma con la garanzia di un segnale più forte e sensibile. Il che vuol dire meno falsi negativi e dunque maggior precisione nello studio dei contagi.

E’ per esempio successo che il tampone di un operatore sanitario rilevato in modo tradizionale è risultato negativo per due giorni prima di diventare positivo il terzo. Quello invece effettuato in un campione di saliva aveva immediatamente rilevato la presenza dell’infezione. Un team dell’Università di Yale, che ha giudicato positivamente questi test definendoli un’alternativa interessante, ha spiegato che la saliva potrebbe anche rilevare il virus in persone solo lievemente malate a differenza di quello rinofaringeo.