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I ristoranti in Svizzera dovranno conservare i dati dei clienti

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Coronavirus, i ristoranti in Svizzera riapriranno a partire da lunedì 11 maggio. Tra le nuove regole bisognerà conservare nomi, cognomi e cellulare.

La Svizzera riparte e cerca di convivere con il coronavirus. E adesso, da giorno 11 maggio, riapriranno anche i ristoranti e le pizzerie. Il Consiglio Federale ha dato l’ok a questa riapertura ma nel rispetto di severe condizioni e con un preciso piano di protezione. Martedì 5 maggio è stata Gastrosuisse, l’associazione ombrello del settore, a elaborare un piano da applicare a tutti i caffè, ristoranti, bar e alberghi con posti a sedere, come voluto dal governo. In particolare, gli esercizi pubblici dovranno registrare nome, cognome e recapito telefonico dei clienti e conservare i dati per 14 giorni, in modo da permettere un tracciamento in caso di bisogno. Dopo due settimane, le informazioni saranno cancellate. I professionisti del settore evidenziano come: “Il carico burocratico non è indifferente e soprattutto ad alcuni clienti potrebbe dar fastidio comunicare le proprie generalità”.

Ristoranti in Svizzera: come riaprono

Come riapriranno i ristoranti in Svizzera? Il documento riprende i provvedimenti decisi dal governo, come il numero massimo di persone allo stesso tavolo (ossia quattro, fatte salve le famiglie con due genitori e più di due figli) e la distanza minima di due metri tra i clienti (a meno che tra di loro sia posta una barriera, ad esempio di plexiglas). Il piano regola anche altri dettagli che il Consiglio federale analizzerà nella sua seduta di venerdì 8 maggio. Durante il servizio, la distanza minima di due metri è altamente raccomandata. Lo stabilimento dovrebbe prendere in considerazione l’attuazione di misure organizzative per garantire il rispetto di tale intervallo di spazio minimo (come il servizio ai tavoli o carrelli).

L’obbligo della distanza di due metri varrà anche per il personale dei ristoranti. Come si legge nel piano, però, ci sono alcune importanti criticità: “Nei lavori in cui il rispetto della distanza di 2 metri non sia praticabile l’esposizione dei collaboratori va ridotta al minimo limitando la durata del contatto e/o attuando misure di protezione adeguate”. Quest’ultimo caso è dettagliato da una specifica sezione in cui si spiega che se la distanza non può essere rispettata: “Anche per un breve periodo di tempo, si raccomanda vivamente di indossare una mascherina igienica (ad es. mascherine chirurgiche) o una visiera di protezione”.

Le mascherine al ristorante

Le mascherine protettive dovranno essere cambiate ogni quattro ore e i guanti monouso ogni ora. Andranno evitati gli oggetti a uso condiviso(contenitori di spezie, cestini portaposate) e l’impiego per gli ospiti di touch screen (che in alternativa dovranno essere disinfettati dopo ogni utilizzo). Se ciò non fosse possibile, il datore di lavoro dovrebbe garantire che il personale sia esposto il meno possibile.

E in Italia?

Intanto sembrano arrivare buone nuove per i ristoratori italiani. Già il 18 maggio potrebbero riaprire una serie di attività la cui ripartenza era stata prevista per l’inizio di giugno (in base al piano illustrato dal Premier Conte), come bar, ristoranti e parrucchieri. Con un punto fermo: si procederà con la massima cautela, con un approccio differenziato a seconda della situazione in cui ogni Regione si troverà nel momento in cui andranno rivalutate le misure contenute nel Dpcm. Più basso sarà l’indice di rischio più sarà possibile aprire.