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Coronavirus, giornalista racconta controlli all'aeroporto di Hong Kong

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La giornalista Laurel Chor ha raccontato sui social gli scrupolosi controlli anti coronavirus che vengono svolti all'aeroporto di Hong Kong.

Mentre molti paesi del mondo occidentale stanno entrando o sono già entrati nella Fase 2 dell’emergenza coronavirus, a Hong Kong la pandemia ha fatto meno danni di quanti ce ne si potesse aspettare, complici forse gli scrupolosi protocolli sanitari adottati dalla regione speciale cinese e raccontati sui social dalla giornalista locale Laurel Chor. Nel ritornare a casa da Parigi, dove si trovava per impegni lavorativi, la Chor ha infatti illustrato le rigide procedure a cui devono sottostare i residenti, le uniche persone attualmente autorizzate a rientrare nel paese, quando fanno rientro all’aeroporto di Hong Kong.

Coronavirus, i controlli all’aeroporto di Hong Kong


Nel raccontare il suo ritorno in patria, Laurel Chor ha spiegato come al momento non esistano voli diretti tra Parigi e Hong Kong e sia stata a fare scalo a Londra per poter tornare a casa. Sull’aereo della British Airways nel quale viaggiava erano presenti soltanto cento passeggeri, circa un terzo sella capienza massima del velivolo nonché praticamente tutte le persone che erano presenti nel terminal dell’aeroporto: “Sono abituata a viaggiare da sola, ma non mi aspettavo la sensazione di isolamento che ho provato spostandomi da una scena distopica alla successiva. Volare su una lunga distanza non è mai stato così strano.

Alcuni passeggeri indossavano una tuta integrale completa di guanti e visiera, mentre la giornalista aveva con se soltanto una mascherina per coprire bocca e naso. Una volta scesi dall’aereo, ai passeggeri sono stati consegnati dei moduli da compilare ed è stato ordinato di installare sul proprio telefono un app per il monitoraggio delle persone in quarantena. Altri addetti nello scalo hanno successivamente consegnato ai passeggeri un braccialetto per il controllo degli spostamenti mentre un medico ha firmato l’ordine di quarantena per ciascuno di loro, consegnando a ognuno un termometro con l’ordine di misurarsi la temperatura due volte al giorno.

Successivamente, dopo il recupero dei propri bagagli, tutti i passeggeri scesi dal volo sono stati portati in un vicino centro conferenza appositamente trasformato in una struttura per effettuare i controlli anti-Covid. Una volta qui, le persone sono state obbligate ad effettuare il tampone prelevando un proprio campione di saliva e attendendo in seguito i risultati dei test in una grande sala. Laurel Chor ha raccontato di aver aspettato quasi sette ore i propri esiti, che alla fine sono risultati negativi. A quel punto alla giornalista è stato concesso di tornare a casa e consegnato un kit per un secondo test da effettuare a 12 giorni di distanza. Nel frattempo avrebbe dovuto rimanere obbligatoriamente in quarantena domiciliare.