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Indagine sul coronavirus, il capolavoro dell'UE per non irritare la Cina

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La bozza di risoluzione presentata dall'UE a proposito dell'indagine sul coronavirus dimostra che le sirene di Xi Jinping hanno funzionato.

Mettiamola così: Trump dovrebbe essere intento a festeggiare, dopo che più di 100 paesi al mondo chiedono un’inchiesta sulle origini di Covid 19, più o meno quello che il presidente USA va sollecitando da tempo. E invece no, Trump rende nota una lettera che ha scritto al direttore dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Provocando la reazione di Pechino: “Inganna l’opinione pubblica e infanga la Cina” per coprire “la risposta maldestra” degli Stati Uniti alla pandemia.

Che cosa è successo, Trump vuole stravincere? No. Se andiamo dietro ai titoli dei giornali vediamo che la bozza di risoluzione presentata dall’Unione Europea è una vittoria della Cina. Tra i primi a muoversi nella richiesta di un’indagine era stata l’Australia, e via via altri paesi si sono accodati alla richiesta di indagare su una pandemia costata finora al mondo quasi 5 milioni contagi e più di 300mila vittime. Ma poi la settantatreesima assemblea annuale dell’OMS, in video conferenza, è scivolata su una bozza molto più morbida: sette pagine in cui non viene nominata neppure una volta la Cina. Un capolavoro per non irritare Pechino, redatto dall’Unione Europea, e firmato da tutti gli altri, dalla Gran Bretagna alla Russia, tranne che dagli Stati Uniti.

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Messi nell’angolo dall’Alto rappresentante per la Politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, che tramite una portavoce ha ribadito la necessità di uno “sguardo indipendente” su quello che è accaduto, e che “l’Europa dovrebbe stare fuori rispetto a questa battaglia fra gli Usa e la Cina che si lanciano accuse reciproche”. Nella bozza di risoluzione si chiede una “valutazione imparziale, indipendente ed esaustiva” della “efficacia del meccanismi a disposizione dell’Oms e della loro tempistica rispetto alla pandemia della Covid-19”. Sette pagine in cui la parola “Cina” non viene mai menzionata, come se il virus fosse giunto da Marte, o fosse innominabile.

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Che vuol dire? Vuol dire che Pechino ha un peso crescente anche in Europa, o almeno che gli Stati Uniti di Trump hanno un peso decrescente nella classe dirigente europea, e non solo. Vuol dire che le sirene di Xi Jinping hanno funzionato: formalmente non chiude all’inchiesta, ma si farà alla fine. “Ci vorrà un’indagine esaustiva sulla Covid-19 basata sulla scienza ed eseguita con professionalità, ma solo quando l’emergenza sarà sotto controllo”, ha affermato, ribadendo che “la Cina ha agito con trasparenza e rapidità, fornendo tutte le informazioni in tempo utile e aiutando con tutti i mezzi i Paesi che ne avevano bisogno”. A Trump che minaccia di decimare il contributo americano all’OMS, Pechino risponde impegnandosi a donare all’organizzazione due miliardi di dollari, e al mondo promette che se la Cina trovasse il vaccino anti Covid 19 ne farebbe “un bene pubblico mondiale”.

Che il direttore dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus sia almeno “vicino” a Pechino non ci sono dubbi, e a dimostrarlo sta l’esclusione di Taiwan anche come solo “osservatore” dall’assemblea dell’organizzazione, per accontentare la Cina. Che l’OMS si sia mossa tardi e male, assecondando i silenzi della Cina, lo rivelano, se ve ne fosse bisogno, i tweet dell’OMS (nel suo acronimo inglese World Health Organisation).

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La novità è che anche il mondo si è avvicinato a Pechino, per interessi economici (dalla via della Seta ai due miliardi di dollari promessi ai paesi africani in difficoltà per la pandemia), per sabotare il tentativo di Trump di raddrizzare una campagna elettorale compromessa, per l’abilità diplomatica della Cina espressa dall’intervento in persona, in videoconferenza, di Xi Jinping.