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Inquinamento in Cina: raggiunti livelli superiori a quelli pre coronavirus

Inquinamento Cina

Dopo una diminuzione dei livelli di inquinamento durante il lockdown, le emissioni in Cina sono tornate a salire più del pre-pandemia.

Se i livelli di inquinamento in Cina si erano abbassati durante il lockdown imposto dall’emergenza coronavirus, ora hanno raggiunto quote più alte rispetto a quelle registrate prima dell’epidemia. A rivelarlo è stata un’analisi resa nota dal Centro per la Ricerca sull’Energia e l’Aria Pulita.

Inquinamento in Cina

Il boom di sostanze inquinanti sembra essere legato alle emissioni industriali dato che i livelli di inquinamento di Pechino e Shangai, due delle città più grandi, sono inferiori a quelle del 2019. L’aumento riguarda il particolare le concentrazioni medie di PM2,5, SO2 e ozono, il cui livello non è lontano da quello record raggiunto nel 2018.

Quanto alla prima sostanza, la sua quantità è aumentata maggiormente nei luoghi legati alla combustione del carbone, alle centrali elettriche, alle industrie e ai trasporti. La So2 è invece correlata soltanto al primo fattore.

Durante il blocco delle attività la qualità dell’aria era notevolmente migliorata. Il 3 febbraio infatti la media nazionale di PM2,5 era diminuita del 33% e quella di NO2 era scesa del 40% rispetto allo stesso periodo del 2019. Allo stesso modo le emissioni di CO2 erano diminuite del 25% dato il minor ricordo a carbone e petrolio. Ora invece, con una graduale ripresa, tutti i valori sono cresciuti come era prevedibile.

Questo quanto si legge nel report: “Ci sono segnali premonitori che la ripresa della Cina dalla crisi COVID-19 stia invertendo i miglioramenti della qualità dell’aria. I livelli medi di PM2,5, NO2, SO2 e di ozono nella media nazionale stanno raggiungendo e superando i livelli dello stesso periodo dell’anno scorso“. I quattro fattori inquinanti potrebbero dunque ripercuotersi sulla salute dei cittadini.