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Non è il Califfo dell'Isis l'uomo arrestato a Baghdad: la foto del vero leader dello Stato Islamico

Arrestato membro Isis

La foto del vero leader dell'Isis dimostra che non si tratta dell'uomo arrestato a Baghdad, come hanno riportato molti giornali italiani.

Non è proprio una fake news, ma qualcuno a Baghdad ci ha marciato sopra. Mercoledì 20 maggio molti siti e giornali italiani, tra cui il Corriere, La Repubblica e La Stampa, hanno dato notizia dell’arresto del possibile successore – e per qualcuno già asceso alla carica – del Califfo dello Stato Islamico, identificato come Abdul Nasser al Qardash. Come sapete Abu Bakr al Baghdadi, il leader dell’Isis che proclamò il califfato in una moschea di Mosul, avendo al polso un Rolex, è stato ucciso nell’ottobre dello scorso anno.

I dubbi sulla notizia

Primo dubbio: la notizia è stata ripresa solo dai giornali italiani, e non sappiamo chi abbia il primato: le vittorie hanno molti padri, le sconfitte sono sempre orfane. Secondo dubbio: Abdul Nasser al Qardash non è stato catturato pochi giorni fa. Pochi giorni fa è stato consegnato dagli americani alle forze di sicurezza irachene, in un’operazione che di brillante ha solo la tuta gialla fatta indossare al carcerato. Terzo dubbio: Abdul Nasser al Qardash è stato catturato dai curdi nella battaglia di Baghouz, molto prima che al Baghdadi fosse ucciso: come poteva essere il suo successore?

A sciogliere ogni dubbio c’è l’identità del vero nuovo capo dell’Isis, che qui vedete ritratto come “wanted”. È, preparatevi, un nome lungo: Amir Mohammed Abdul Rahman al Mawli al Salbi. È un iracheno di origine turcomanna, come rivela uno dei suoi nomi di battaglia, quasi non bastassero gli altri: nomi come medaglie.

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Abdul Nasser al Qardash chi è, allora? Un nome importante dell’Isis, membro del comitato esecutivo, ma non il Califfo e mai vicino a esserlo. Com’è nato lo scambio di persona? Uno dei nomi di battaglia del nuovo califfo è Abdullah Qardash, simile a quello del più modesto membro dell’esecutivo. Al Arabiya e Sky News Arabia, riprendendo la stampa irachena, che ha enfatizzato la semplice consegna di un prigioniero, l’hanno promosso sul campo, o meglio in cella.

Ultimo atto. Abdul Nasser al Qardash viene intervistato da al Arabiya, la televisione di Doha. E non ne approffitta per lanciare chissà quali proclami, anzi. Mestamente, smentisce di essere il nuovo capo di Daesh. Disciplina gerarchica? No, perché il prigioniero ne approfitta per prendere le distanze dal vecchio califfo, definito “persona ingiusta”. Che cosa c’è dietro? Molto probabilmente il trasferimento del prigioniero agli iracheni è dovuto al fatto che in Iraq per il terrorismo è prevista la pena di morte, come Abdul Nasser al Qardash sa, essendo iracheno ed avendo servito come ufficiale di Saddam. Una pena che i curdi non praticano e gli americani non possono praticare in Siria. Finchè c’è vita c’è speranza.