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Afroamericano soffocato, a Minneapolis la protesta: Nba sotto shock

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A Minneapolis scatta la protesta dopo la morte di un afroamericano per mano della polizia. Sommosse in tutto il paese, shock anche nell'Nba.

A Minneapolis un afroamericano è stato soffocato da un agente durante un arresto. La morte di George Floyd è stata ripresa in un video diventato virale. In piazza centinaia di persone per protestare contro il razzismo in nome della vittima.

Afroamericano soffocato, a Minneapolis la protesta

Si chiamava George Floyd l’afroamericano soffocato da un agente di polizia durante l’arresto. L’uomo è stato catturato e soffocato con un ginocchio al collo come si vede in un video diventato virale sui social. Dopo la morte di Floyd centinaia di persone sono scese per le strade di Minneapolis, con le mascherine, per protestare contro i maltrattamenti nei confronti della black community. Tutti i protestanti hanno cartelli tra le mani con scritto “No giustizia no pace”, “Black lives matter” e “basta linciarci”. Tutti avevano sfilato urlando“Non posso respirare”, la frase pronunciata dal ragazzo durante l’aggressione. Per la protesta sono intervenuti agenti antisommossa che hanno usato gas lacrimogeni per disperdere la folla.

La gente chiedeva che venissero resi noti i nomi degli agenti che hanno aggredito l’uomo. Sul caso anche l’Fbi indaga. Nel Minnesota tra la folla in protesta anche Shawanda Hill, la fidanzata di George Floyd. La donna ha camminato nel luoghi dov’è stato ucciso il compagno. L’uomo aveva figli ed era un dipendente del Conga Latin Bistro dove lavorava come guardia di sicurezza.

La reazione del sindaco e dell’Nba

Il sindaco della città, Jacob Frey, democratico, aveva annunciato il licenziamento degli agenti coinvolti. I poliziotti hanno dichiarato che l’uomo aveva opposto resistenza, per questo era stato fermato ma, secondo il primo cittadino, “è apparso chiaro, la prima dichiarazione non era accurata. Per cinque minuti abbiamo visto un agente bianco che premeva il suo ginocchio sul collo di un uomo nero indifeso“.

Le proteste non si sono verificate solo a Minneapolis. L’indignazione è arrivata fino all’Nba. L’ex giocatore Stephen Jackson ha definito George un “fratello”. I due sono cresciuti insieme in Texas.

“Tutti sanno che ci chiamavamo l’un l’altro ‘Gemello’. Era andato in Minnesota per cambiare la sua vita guidando camion, gli avevo mandato due o tre scatole di vestiti, stava facendo la cosa giusta. E voi avete ucciso mio fratello. Ora andrò a Minneapolis, farò tutto ciò che mi è possibile per non far passare la vicenda sotto silenzio”.

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Twin. I promise I won’t let this BS ride. Already talked to @shaunking. Anybody from Houston/ Cuney Homes u know this was my brother. Can’t let this ride. All hands on deck. Rest Easy Twin. #3rd #MinnesotaRacistAssCops

Un post condiviso da Stephen Jackson Sr. (@_stak5_) in data: 26 Mag 2020 alle ore 9:03 PDT

Il gesto di Kaepernick

Il giocatore di football americano Colin Kaepernick iniziò ad inginocchiarsi durante le partite sull’inno nazionale, tradizionalmente suonato prima di ogni match. Alcuni definirono quel gesto irrispettoso, anzi anti americano. Lo sportivo, però, spiegò che era una protesta pacifica contro l’ingiustizia razziale e la brutalità della polizia. Alle domande dei giornalisti Kaepernick rispondeva dicendo che voleva onorare il paese in cui la minoranza veniva oppressa. Il gesto dopo incertezze iniziali è stato in seguito imitato in altri sport. Quando, però, anche i poliziotti si sono inginocchiati sul collo di George Floyd uccidendolo quel gesto pacifico è diventato simbolo di brutalità.