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Cina, vietato mangiare cani: ok definitivo prima del Festival di Yulin

Cina, vietato mangiare cani: ok definitivo prima del Festival di Yulin

La Cina vieta il consumo di carne di cane e gatto. Ma desta perplessità la classifica degli animali selvatici di cui è permesso l'allevamento.

È ufficiale: la Cina ha vietato l’allevamento e il consumo di cani e gatti. Ora questi animali sono classificati come “animali domestici” e non come “bestiame”. Succede poco prima del Festival di Yulin, che si tiene ogni solstizio d’estate e dove vengono macellati molti animali, soprattutto cani e gatti. Nello stesso provvedimento, però, desta preoccupazione l’inserimento di alcuni animali selvatici di cui è permesso l’allevamento.

Cina, stop al consumo di carne di cani

Il Ministero dell’Agricoltura approva in via definitiva il documento dello scorso aprile dove classifica i cani e i gatti come animali da compagnia e non come bestiame, vietando di fatto l’allevamento e la macellazione. Le motivazioni che hanno spinto la Cina a questa decisione risiede anche nel fatto che ai cani viene riconosciuta una lunga storia di addestramento accanto all’uomo. Gli uomini hanno sempre allevato i cani, come animali da guardia, da caccia o da compagnia, ma mai come cibo. Anche le Nazioni Unite non considerano questi animali fonte di reddito.

La decisione del Ministero arriva qualche settimana prima del Festival di Yulin, dove viene consumata principalmente carne di cane e gatto. In occasione di questa sagra, vengono rubati moltissimi animali dalle proprie case, proprio per essere macellati in questo festival. Si stima che ogni anno vengano consumati 10 milioni di cani e gatti. I cinesi però ci tengono a sottolineare che questa abitudine appartiene a una minoranza della popolazione, e che quindi la decisione del Ministero è ben accolta, se non voluta, dalla maggior parte delle persone.

Animali selvatici classificati come bestiame

Gli animalisti però denunciano che tra gli animali considerati bestiame ci sono molte specie selvatiche. È concesso l’allevamento di cervi, renne, alpaca, faraone, fagiani, pernici, germani reali, struzzi e specie allevate per la loro pelliccia come i cani procione, le volpi argentate ed i visoni. L’inclusione di questi animali desta molte preoccupazioni, dato che l’allevamento intensivo potrebbe portare a un’altra zoonosi, come è successo con il pipistrello e il coronavirus.