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33enne afroamericano ucciso dalla polizia: "Smettete di colpirlo"

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Manuel Ellis aveva 33 anni ed è morto dopo l'arresto: il video che inchioderebbe la polizia.

Un altro afroamericano ucciso dalla polizia: dopo le polemiche sulla morte di George Floyd, che hanno portato a proteste di piazza in tutti gli Stati Uniti, il New York Times ha reso nota la storia di Manuel Ellis. Un afroamericano, di 33 anni, che ha perso la vita dopo l’arresto subito a Tacoma, nello stato di Washington, lo scorso 3 marzo.

Anche in questo caso, come per la morte di Floyd, a rendere nota la violenza degli agenti federali sono i video di cittadini che si sono trovati casualmente sul luogo dell’evento. Per la morte di Ellis nessun dubbio: “È morto a causa del soffocamento” ha evidenziato l’autopsia sul corpo del 33enne. L’uomo, infatti, è stato scaraventato con violenza a terra da parte degli agenti federali per poi continuare a inferire su di lui.

Afroamericano ucciso dalla polizia in Usa

Il filmato è stato girato da una donna di passaggio che si è messa a urlare: “Smettetela di colpirlo, o mio Dio smettetela!”. Come nel caso di Floyd, anche Manuel Ellis ha chiesto di smetterla di infierire poiché impossibilitato a respirare; nei giorni scorsi, dopo mesi di silenzio, l’ufficio del medico legale della contea di Pierce ha dichiarato che il 33enne è deceduto per arresto respiratorio e ipossia, classificando la morte come omicidio.

Dall’autopsia sul corpo di Manuel Ellis è emerso che aveva fatto uso di metanfetamina e soffriva di malattie cardiache, che secondo il medico possono aver contribuito al suo decesso. Inizialmente, i federali si erano giustificati evidenziando come fosse stato il 33enne ad avere atteggiamenti violenti. Ma la ricostruzione dei fatti, grazie alla testimonianza video, inchioderebbe la polizia.

L’indagine interna da parte del distretto di Tacoma ha individuato quattro agenti di polizia coinvolti nell’arresto di Manuel Ellis. E per la sindaca di Tacoma nessun dubbio: “Gli agenti che hanno commesso questo crimine dovrebbero essere licenziati e condannati con la pena massima prevista dalla legge”.