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Cos'è la presa al collo che ha ucciso George Floyd

George Floyd ucciso

George Floyd è stato ucciso con una tecnica usata in polizia per immobilizzare chi si oppone alla legge. La sua storia come quella di Aldrovandi.

George Floyd è stato ucciso da un agente della polizia che l’ha soffocato inginocchiandosi sul suo collo durante l’arresto. La tecnica usata per uccidere l’uomo originario di Minneapolis ha un nome ed uno scopo preciso nella polizia. La vicenda americana è simile a quella di Federico Aldrovandi, ragazzo ucciso in Italia dopo un fermo della polizia.

La presa al collo di George Floyd

Nel mondo cresce l’indignazione per la morte di George Floyd ucciso da una presa al collo da un agente di polizia. Dopo la vicenda sono stati presi provvedimenti anche a livello governativo, ad esempio in Francia, dove è stato deciso di mettere al bando le manovre che prevedono il soffocamento da parte delle forze dell’ordine.

Ad annunciarlo il ministro degli Interni Castaner: “Ho deciso di intervenire perché nessuno dovrebbe rischiare la vita durante un arresto. La presa al collo, nota come metodo dello strangolamento, sarà abbandonata e non sarà più insegnata nelle scuole di polizia e gendarmeria – ha dichiarato il ministro – È un metodo pericoloso. Inoltre, se un agente di polizia o un gendarme deve bloccare qualcuno a terra durante un arresto, sarà vietato fare pressione sul collo”.

“Knee to neck move”

La tecnica utilizzata per uccidere Floyd viene adoperata dal dipartimento di polizia americana per immobilizzare gli arrestati. La manovra, estremamente pericolosa, proprio per la sua violenza è stata oggetto di innumerevoli proteste. La “Knee to neck move” consente di trattenere per il collo le persone che si dimostrano aggressive o oppongono resistenza durante l’arresto. Quest’ultimo sicuramente non è il caso di Floyd, essendo disarmato, ma l’agente Derek Chauvin ha deciso comunque di utilizzarla.

Un docente dell’Università della Carolina del Sud, Seth Stoughton, ha spiegato che sono 3 i modi in cui gli agenti possono causare lesioni sulle persone a cui viene fatta una pressione sul collo. “Il fermato – spiega Stoughtonnon – non riesce a respirare completamente, quindi perde gradualmente ossigeno e perde conoscenza. A seconda del modo in cui viene posizionata la testa di qualcuno e del peso della persona che esercita una pressione sul collo, la manovra può causare danni significativi. Gli agenti dovrebbero evitare di mettere il loro peso corporeo sul collo o sulla testa del soggetto; la pressione di una tale posizione può fratturare l’osso ioide o la colonna cervicale. Inginocchiarsi al collo per un lungo periodo di tempo potrebbe essere fatale”.

Come Federico

La storia di George Floyd per certi aspetti ricorda quella di Federico Aldrovandi morto il 25 settembre 2005 a Ferrara dopo una colluttazione con 4 agenti della polizia. Il ragazzo, di appena 18 anni, morì per il trauma a torace chiuso.

Quanto accaduto a Minneapolis – ha detto Patrizia Moretti, madre del giovane emiliano – l’ho visto accadere tante volte, qui in Italia, come in tante altre parti del mondo. Soprattutto è successo anche a mio figlio Federico che è morto esattamente allo stesso modo di George Floyd. È stato schiacciato sotto il peso di un poliziotto proprio mentre chiedeva aiuto, e diceva ‘non riesco a respirare’ chiamando la mamma. Un rito che si è ripetuto troppe volte ed è dolorosissimo: vederlo ogni volta per me significa rivedere la scena di mio figlio”.