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Virus suino, Pregliasco: "In Cina mercati all'aperto senza controlli"

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Dalla Cina arriva un virus suino che ha molti legami con l'alimentazione asiatica. Per gli esperti nessun pericolo per l'Italia.

Un nuovo virus suino pericoloso sta prendendo piede in Cina mettendo in allarme i virologi. Si tratta di una malattia simile all‘influenza suina H1N1 che ha scatenato nel 2009 una pandemia. Si sviluppa tra i maiali e proviene (ancora) dall’Asia.

Virus suino dalla Cina

Nemmeno il tempo di far sparire il coronavirus che già si inizia a parlare di una nuova potenziale pandemia. Si tratta di un altro virus che sta nascendo in Cina e che è molto simile all’influenza suina del 2009.

Secondo il virologo dell’università di Milano e direttore sanitario dell’Irccs Galeazzi di Milano Fabrizio Pregliasco non ci sono dubbi: tra le cause della proliferazione di virus contagiosi in Asia c’è la densità di popolazione e le cattive abitudini alimentari.

Innanzitutto la Cina ha una densità abitativa molto alta – spiega l’esperto- , quindi direi che anche sotto il profilo numerico i dati rispecchiano la proporzione dei casi con gli altri Paesi. Anche per la famosa influenza spagnola si ritiene che il virus derivasse dal sud est asiatico. Ma molto dipende anche dallo stile di vita“.

La vicinanza tra l’uomo e l’animale, al fine dell’alimentazione, quindi sarebbe determinante per la diffusione di nuove malattie. “In Cina esiste una vicinanza tra l’uomo e l’animale molto particolare, assente in Europa – ha dichiarato Pregliasco -. Una vicinanza che si riscontra sia nel contesto agricolo sia in quello urbano. In molte aree del Paese, inoltre, è ben radicata l’abitudine di cibarsi di animali di varia specie.

Asia in barba ai divieti

Nonostante le istituzioni abbiano vietato la consumazione di determinati tipi di animali, in alcuni luoghi si continua a consumare ogni tipologia di cibo.

Le istituzioni cinesi hanno anche vietato questo tipo di mercati all’aperto in cui vengono mangiati gli animali ma evidentemente il divieto non è bastato – ammette il virologo -. Ad esempio nel famoso mercato del pesce di Wuhan ora sappiamo bene che non c’era solo il pesce. Vengono venduti e mangiati animali anche senza controlli specifici, in Italia abbiamo un’attenzione completamente diversa alla filiera degli alimenti”.

L’Italia all’avanguardia

Per Pregliasco la situazione è molto delicata soprattutto in questa fase pandemica. L’Italia, comunque, sarebbe al riparo, ma bisogna raggiungere una “one healt”.

In Italia dal punto di vista alimentare siamo decisamente all’avanguardia – confessa l’esperto -. Possiamo contare sul lavoro degli istituti zooproflilattici che avviano una catena di controlli sugli alimenti veterinari molto precisi. L’obiettivo globale è quello di raggiungere la “one health” vale a dire la salute globale. Per arrivare a questo concetto di “salute unica” dovremmo avviare un approccio complessivo alla catena dei controlli. Altrimenti i virus continueranno a circolare“.