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Coronavirus, Oms sulle mutazioni: "Nessuna prova che sia più innocuo"

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L'Oms ha confermato come al momento non vi siano prove di una maggiore o minore pericolosità del coronavirus conseguente alle sue mutazioni.

Al momento non esistono prove certe che le mutazioni subite dal coronavirus nel corso degli ultimi mesi abbiamo portato a cambiamenti nella pericolosità di quest’ultimo. È quanto affermato nella giornata del 2 luglio dalla direttrice del gruppo tecnico per il coronavirus dell’Oms Maria Van Kerkhove, che nel corso del consueto briefing con i giornalisti tenutosi a Ginevra ha poi precisato come sulla questione verranno effettuate indagini approfondite.

Coronavirus, l’Oms sulle mutazioni

Nel corso del briefing, la Van Kerkhove ha affermato: “Il virus sta cambiando, muta. Ma non abbiamo indicazioni che le mutazioni rilevate indichino cambiamenti nella gravità e nella contagiosità di Sars-Cov-2. Si tratta di una questione che indagheremo attentamente”.

A queste affermazioni hanno fatto seguito nell’incontro quelle dello Chief Scientist dell’Oms Soumya Swaminathan, che sull’argomento mutazioni ha precisato: “Da gennaio sono state pubblicate almeno 60mila sequenze genetiche di Sars-Cov-2. Informazioni condivise fondamentali per capire la rilevanza delle mutazioni, ma anche per sperimentare farmaci mirati e vaccini”.

Il commento sugli asintomatici

Successivamente, nell’incontro con la stampa si è anche parlato del ruolo assunto dagli asintomatici nella diffusione del coronavirus: “Alcune persone colpite da Sars-Cov-2 non sviluppano sintomi: le chiamiamo asintomatiche. Ora sappiamo che alcuni asintomatici possono trasmettere il virus ad altri. Ma dobbiamo capire come questo accade e quanto spesso”.

Parlando invece della presenza del coronavirus nelle acque reflue delle città, come confermato da recenti studi effettuati anche in Italia, la Van Kerkhove ha dichiarato: “Riteniamo che queste analisi siano una sentinella per rilevare precocemente e per monitorare la presenza del virus”.