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Un'inchiesta ricostruisce la presunta origine del nuovo Coronavirus

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L'origine del nuovo Coronavirus svelata da un'inchiesta giornalistica: da dove è nato il Covid-19?

Sulla presunta origine del nuovo Coronavirus si dibatte a lungo da diversi mesi. C’è chi avalla la teoria del laboratorio e del complotto, chi invece parla di casi naturali che ciclicamente avvengono nella storia dell’umanità. A portare avanti una nuova tesi è invece il Sunday Times che, con una lunga inchiesta, ricostruisce il percorso del nuovo Coronavirus a partire dal 2012 quando tre operai, nel sud della Cina, morirono all’interno di una miniera infestata da pipistrelli.

Gli operai che perirono otto anni fa furono colpiti da una polmonite misteriosa che non lasciò scampo a tre dei sei lavoratori coinvolti. E secondo il tabloid britannico, gli scienziati del laboratorio cinese scoprirono proprio lì quello che oggi viene conosciuto come Covid-19. Per analizzare il nuovo virus scoperto nel Sud del Paese fu chiamata la virologa Shi Zhengli, soprannominata ‘Batwoman’, la donna dei pipistrelli, celebre in Cina e nella comunità scientifica internazionale.

La presunta origine del Coronavirus

Fu lei, insieme a un gruppo di ricercatori, a entrare nella miniera dove morirono i tre operai nel 2012. Qui raccolsero campioni di feci da 276 pipistrelli da analizzare in laboratorio con studi molecolari: i risultati evidenziarono come metà dei pipistrelli erano portatori del nuovo Coronavirus e molti ne avevano più di un genere contemporaneamente. Una convivenza che, secondo gli esperti, può causare una grave miscela di patogeni.

Secondo quanto riportato in una ricerca del 2016 della stessa Zhengli: “Delle 152 sequenze genetiche dei diversi Coronavirus, trovati in sei specie di pipistrelli, due erano del genere che causò la Sars nel 2003. Un nuovo coronavirus della Sars trovato nel Rhinolophus affinis, pipistrello noto anche come ‘il ferro di cavallo’, è classificato come RaBtCoV/4991”. All’interno di un laboratorio a Wuhan – secondo quanto riportato dal Sunday Times – la virologa portò proprio quest’ultimo campione, il RaBtCoV/4991.

Questo genere di ricerca sulle possibili evoluzioni di uno specifico virus, tesa nelle intenzioni degli scienziati cinesi a prepararsi al peggio, fu documentata in ricerche pubblicate tra il 2015 e il 2017. Si trattava di combinare diversi tipi di Covid per vedere come avrebbero potuto diventare più facilmente trasmissibili. Una tesi che potrebbe far ‘esultare’ i sostenitori della fuga del Coronavirus dai laboratori della Cina. Ma che, appunto, resta solo e soltanto una tesi non confermata.