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Stati Uniti, un giudice ricorre all'esecuzione federale dopo 17 anni

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Mancavano dal 2003: negli Stati Uniti tornano le esecuzione federali tra le proteste dei gruppi per i diritti civili.

Nella mattinata del 14 luglio negli Stati Uniti è stata eseguita la prima esecuzione capitale federale dopo ben 17 anni. Ad essere stato giustiziato è un uomo che negli anni ’90 aveva ucciso una famiglia dell’Arkansas composta da un commerciante di armi, dalla moglie 28enne e la figlia di otto anni e aveva gettato poi i loro corpi in un lago. Il suo nome è Daniel Lewis Lee, estremista e suprematista bianco di 47 anni, che è stato sottoposto a un’iniezione letale nella prigione federale di Terre Haute, nello Stato dell’Indiana. Come spesso è accaduto negli scorsi anni, la condanna a morte del killer ha attivato le proteste dei gruppi per i diritti civili e dei parenti delle vittime dell’omicida: nello specifico la madre e la nonna di due delle vittime di Lee ha detto che sua figlia non avrebbe voluto la morte del suo assassino.

Torna l’esecuzione federale negli Stati Uniti

Il dipartimento di Giustizia aveva programmato le prime 5 esecuzioni per dicembre 2019, ma era stato frenato dai ricorsi presentati dagli avvocati. Tali ricorsi erano stati inizialmente accolti dal giudice di corte federale Tanya Chutkan, secondo cui le esecuzioni avrebbero violato il Federal Death Penalty Act del 1994, in base al quale il governo federale deve seguire i protocolli utilizzati dagli Stati nei quali i detenuti hanno ricevuto la condanna. La sentenza è stata poi però impugnata da un gruppo di 14 Stati che si sono schierati con il dipartimento di Giustizia sostenendo che il pentobarbital (un barbiturico ad azione rapida che viene utilizzato sotto forma di iniezione in Oklahoma) “induce uno stato di coma che rende il condannato insensibile al dolore”.

Con il via libera della Corte suprema nei prossimi giorni dovrebbero essere eseguite le sentenze di condanna a morte di tre dei detenuti, tutte in programma al penitenziario di Terre Haute. Finora solo tre persone erano state giustiziate dal governo dopo il ripristino della pena di morte federale nel 1988. Tra i detenuti attualmente incarcerati nei bracci della morte federali vi è anche Dzhokhar Tsarnaev, arrestato per l’attentato del 2013 alla Maratona di Boston, e Dylann Roof, responsabile della morte di nove persone nel 2015 in una chiesa di Charleston, nella Carolina del Sud.