Lo Sri Lanka nei mesi passati è stato oggetto di complimenti da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per la capacità di saper contenere il contagio di Coronavirus. Eppure, nelle ultime settimane i casi sono aumentati quasi in modo esponenziale: ben 2600 in totale di cui circa la metà sarebbe riconducibile a quello che è stato indicato, dal governo locale, come un vero e proprio ‘superuntore’. Si tratterebbe di un ragazzo di 33 anni, Prasad Dinesh, ex eroinomane. Ed è proprio lui a difendersi dagli attacchi governativi: “Mi incolpano perché ho un passato con la droga!”.
L’accusa nei confronti del 33enne è stata mossa dopo il nuovo focolaio esploso sull’isola dell’Oceano Indiano: si sono registrati ben 400 casi all’interno di un centro di riabilitazione ed ex quartier generale dei guerriglieri Tamil che viene usato sia per i tossicodipendenti che per i contagiati da Coronavirus. Ed è proprio qui che si è trovato il ‘paziente 206’, ovvero Prasad.
Il superuntore di Coronavirus in Sri Lanka
Nei giorni scorsi, infatti, i governatori locali hanno attribuito a lui la responsabilità dell’esplosione del contagio di Coronavirus in Sri Lanka: avrebbe infettato la bellezza di 1100 persone, ovvero circa la metà dei contagi presenti su tutta l’isola. Nel bilancio sono ivi compresi 900 soldati e ufficiali della Marina direttamente o indirettamente contagiati dalle persone con le quali l’uomo era entrato in contatto.
Prased si è reso protagonista, nelle scorse settimane, di una rapina in un villaggio per rubare noci di cocco da rivendere e comprarsi l’eroina. E così è arrivata la denuncia del portavoce di polizia locale: “Lui ha fatto enormi danni al nostro Paese e ai nostri sforzi contro la pandemia”.
Ma l’uomo rispedisce al mittente le gravi accuse: “Sono stato usato come facile capro espiatorio per i loro fallimenti perché ero un tossicodipendente. E ora nessuno vuole darmi un lavoro. Ma non posso accettare di essere responsabile dell’infezione di così tanta gente, inclusi i marinai. Io sto bene, gioco con i miei figli. Ma non voglio essere accusato di qualcosa che non è vero!”.