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Recovery Fund, l'Europarlamento critica l'accordo e chiede ulteriori negoziati

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L'Europarlamento ha firmato una risoluzione che critica il Recovery Fund appena approvato dal Consiglio Europeo, chiedendo ulteriori negoziati.

A pochi giorni dall’agognata approvazione del Recovery Fund il Parlamento Europeo ha firmato una risoluzione (che verrà votata nella giornata del 23 luglio) fortemente critica sull’accordo in diversi punti, esortando il Consiglio portare avanti ulteriori negoziazioni in merito. L’Europarlamento ha criticato in particolare la parte dell’intesa relativa alla diminuzione dei sussidi, ma anche quella sui tagli effettuati ai vari programmi comunitari per la ricerca e per le riconversioni ambientali.

Recovery Fund, critiche dall’Europarlamento

Nonostante una generale approvazione del Recovery Fund, il Parlamento Europeo ha bocciato “la riduzione della parte relativa ai sussidi nell’accordo finale”, mostrandosi inoltre scettico in merito “all’accordo politico sul bilancio pluriennale 2021-2027”. La risoluzione parlamentare, firmata dai gruppi di Popolari, Socialisti, Verdi, Renew Europe e della Sinistra, chiede nuove negoziazioni al fine di correggere quelle parti dell’intesa che andrebbero contro l’interesse comunitario favorendo solamente i singoli interessi nazionali.

L’Europarlamento lamenta in particolare, oltre alla riduzione dei sussidi, il taglio dei fondi per il programma Horizon sulla ricerca, per il programma sulle riconversioni verdi oltreché per quelli sull’accoglienza dei migranti e sulla gestione delle frontiere europee. Critiche sono state mosse anche in merito all’obbligo di dover aspettare il 2021 per poter usufruire del Recovery Fund da parte dei singoli stati, chiedendo dunque l’adozione di un meccanismo ponte per rendere subito disponibili parte dei fondi. Tra le richieste dell’Aula anche quella di bloccare i cosiddetti rebates, cioè gli sconti sui contributi per quegli Stati che ricorrono in maniera inferiore ai fondi Ue.

Le proposte per finanziare le risorse

Ulteriore nodo che dovrà essere discusso nella giornata di giovedì è infine il finanziamento delle risorse, per il quale sono state messe sul tavolo tre diverse possibilità. La prima prevede tagli ai programmi con valore aggiunto fino al 2058; la seconda un aumento dei contributi dei singoli Stati membri, mentre la terza prevede la possibilità di creare nuove risorse proprie interne all’Ue, al momento unica soluzione ritenuta però realmente percorribile per poter ripagare i debiti salvando allo stesso tempo il bilancio dell’Unione. Sarà dunque necessario pensare a nuove tasse come quella sulla plastica, sulle emissioni nocive o sul digitale per permettere all’Ue di avere proprie risorse.