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Giovane siriano si suicida: troppi 9 anni da profugo

Il giovane 14enne siriano non voleva più vivere da profugo

Un giovane profugo siriano di 14 anni dice basta ai rifiuti da uno Stato all'altro e si toglie la vita. Sognava di diventare cardiologo.

Non ce la faceva più dopo 9 anni da profugo, senza una casa, senza un’infanzia, senza un’identità precisa. Così Ali Ghezawi, un 14 enne profugo siriano originario di Daraa ha scelto il gesto estremo e si è tolto la vita in un centro per famiglie di profughi siriani respinti a Glize, in Olanda. Cosa porta un adolescente di 14 anni a decidere di farla finita? La storia questo giovane profugo siriano suicida è quella di tanti giovani scappati con la famiglia dalla guerra in Siria e costretti a girovagare in giro per l’Europa alla ricerca di un contesto che li accolga davvero, senza il timer che pesa sulle teste e ne pregiudica la vita. Una storia fatta di rifiuti, discriminazione e assenza di diritti fondamentali, ma anche soprusi e violenze, come nel caso degli scontri tra polizia e profughi siriani al confine tra Grecia e Turchia avvenuti lo scorso febbraio.

Una vita sempre in fuga

In fuga dalla guerra siriana, Ali aveva soli 5 anni quando trovò rifugio in Libano insieme ai genitori, mamma Aisha e papò Ahmad, e i suoi 5 fratelli e sorelle. Cinque lunghi anni in un campo profughi in Libano – in uno di quelli in Siria una bimba è morta di freddo lo scorso febbraio – aveva già intaccato le certezze e la crescita psichica del piccolo Ali, che, una volta cresciuto, diceva ai genitori di volere diventare un grande cardiologo. Ospitati dalla Spagna, la famiglia Ghezawi viveva in condizioni precarie e senza un lavoro: decisero così di partire alla volta dell’Olanda, alla ricerca di un futuro che potesse chiamarsi tale. Da quel momento è un tira e molla amministrativo per il riconoscimento di status di rifugiato politico e la conseguente richiesta di asilo politico e protezione umanitaria sussidiaria. Documenti scaduti, rifiuto del permesso di soggiorno, una lotta continua per sopravvivere, questo è stato costretto a vedere e subire Ali, l’inferno quotidiano di migliaia e migliaia di bambini profughi siriani che, a quell’età dovrebbero solo giocare, crescere, imparare e divertirsi.

Eterno peregrinare tra Spagna e Olanda

Sono anni difficili per la famigli Ghezawi costretta a fare la spola tra Spagna ed Olanda, in un susseguirsi di rifiuti ad oltranza e valigie sempre pronte per andare via. Ali forse pensava che nessuno li volesse, in Olanda si sentiva al sicuro ma l’ennesimo diniego del paese dei tulipani lo gettò nel totale sconforto. “Quando abbiamo saputo che non potevamo rimanere in Olanda ad Ali è scattato qualcosa dentro, in Olanda si sentiva al sicuro” ha confessato alla stampa olandese la mamma del giovane profugo siriano suicida. Alì cominciò ad estraniarsi, rifiutava il cibo e restava in silenzio. Prima del tragico gesto il padre lo aveva già salvato dal primo tentativo di suicidio. Il secondo è andato disgraziatamente a buon fine: adesso Alì – che conosceva 5 lingue e stava leggendo un libro intitolato Anatomy – potrà sognare di fare il medico nell’aldilà, dove un posto che lo accetti lo troverà di sicuro.