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Coronavirus, l'allarme dell'Oms: decuplicati i contagi tra i giovani

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L'Oms ha lanciato l'allarme per l'aumento del numero di contagi da coronavirus tra i giovani, invitando questi ultimi a evitare i luoghi d'incontro.

Nel corso del suo ultimo brefing a Ginevra, l’Oms ha lanciato l’allarme in merito all’aumento dei numero di contagi da coronavirus nelle fasce d’età più giovani, con dati che mostrano una decuplicazione dei nuovi casi nel mondo. Un annuncio che segue di pochi giorni le parole del ministro della Salute italiano Roberto Speranza, il quale lo scorso 7 agosto aveva affermato come fossero proprio i giovani i maggiori diffusori del coronavirus sul territorio nazionale.

Coronavirus, aumento contagi tra i giovani

Durante la conferenza stampa con i giornalisti, il direttore generale dell’Oms Tedros Ghebreyesus ha ribadito come i giovani non siano immuni dal coronavirus: “L’abbiamo detto prima e lo diremo di nuovo: i giovani non sono invincibili. I giovani possono essere infettati; i giovani possono morire; e i giovani possono trasmettere il virus agli altri. […] Ecco perché i giovani devono prendere le stesse precauzioni per proteggere se stessi e gli altri di tutti gli altri. Possono essere leader e guidare il cambiamento”.

Alle parole di Ghebreyesus ha fatto eco la direttrice del gruppo tecnico dell’Oms per il coronavirus Maria Van Kerkhove: “Capisco l’estate ma i giovani devono diventare risk manager: valutare i pericoli. Sappiamo ad esempio che i night club sono amplificatori del virus: se c’è, si trasmette facilmente”. Affermazioni che sono adatte a descrivere la situazione italiana, dove il 12,8% dei contagiati è al di sotto dei 18 anni, mentre il 50% è nella fascia d’età 19-50 e l’età media dei contagi è scesa dai 68 anni di inizio aprile ai 39 dell’ultimo mese.

La Van Kerkhove ha poi aggiunto: “Sappiamo che possono essere infettati e trasmettere la malattia e che nella maggior parte dei casi sono colpiti in modo lieve, ma possono anche contrarre forme gravi e morire. Inoltre anche chi è colpito in modo lieve può subire effetti a lungo termine, come fatica estrema, spossatezza, fiato corto. Ecco perché stiamo interrogando i pazienti per valutare questi effetti”.