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Niente sedute psichiatriche per il lockdown: 19enne si suicida

C’è stato pochissimo aiuto

Ragazza di 19 anni si suicida perchè le sue sedute psichiatriche erano diventate solto telefoniche durante il lockdown.

L’allarme era arrivato da più parti: il periodo di lockdown per l’emergenza coronavirus avrebbe potuto avere degli effetti drammatici per le persone con pregressi disturbi della psiche. È quanto purtroppo è avvenuto con una ragazza di 19 anni, Georgia Gallaway, che non ha retto l’annullamento degli incontri dal vivo con la sua terapeuta. Le sedute psichiatriche in via telefonica avrebbero infatti rallentato il lavoro che da anni la ragazza aveva affrontato per combattere i propri problemi di salute mentale, tanto che la giovane si è suicidata lo scorso luglio. A riferirlo al Sun è stata la mamma della ragazza, Sophie Alway.

Niente sedute psichiatriche nel lockdown: si suicida

“C’è stato pochissimo aiuto e, a causa del lockdown, qualsiasi aiuto ha ottenuto è stato per telefono. Come molti adolescenti, Georgia ha faticato moltissimo a parlare, figuriamoci al telefono con uno sconosciuto che non poteva vedere. Era così delusa – ha raccontato la mamma della giovane – Non incolpo nessuno, ma è stato un fallimento del sistema. Le cose devono cambiare e la vita dei nostri figli è importante”. “Voglio costruire un enorme sistema di supporto – ha aggiunto Sophie Alway – in modo che i bambini abbiano sempre qualcuno a cui rivolgersi. Non voglio che altri giovani si sentano così tristi e soli da pensare che il suicidio sia la loro migliore o unica opzione”.

“Georgia era la persona più divertente che potresti incontrare, faceva costantemente piccoli balli e cercava sempre di far ridere la gente, così tante persone si sono fatte avanti da quando è morta per dirmi come li ha aiutati nei momenti difficili – ha concluso la donna -.Ma non si è mai veramente confidata con nessuno dei suoi, pensava che ci fosse qualcosa che non andava in lei. Non sentiva che i suoi problemi erano ‘abbastanza gravi’ per parlarne con qualcuno, e si arrabbiava con se stessa per come si sentiva”.