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Referendum in Svizzera, resta la libera circolazione: No oltre il 60%

referendum svizzera

Con la vittoria del No al referendum la Svizzera ha bocciato la proposta per la rinegoziazione degli accordi sulla libera circolazione delle persone.

Come previsto dai principali analisti politici nei giorni precedenti la popolazione svizzera ha respinto la proposta di rinegoziare gli accordi con l’Ue sulla libera circolazione delle persone. Stando ai risultati il No ha infatti vinto con oltre il 63% dei voti, permettendo quindi a immigranti e lavoratori frontalieri di continuare ad attraversare liberamente i confini del paese elvetico anche in futuro. Unico territorio svizzero dove ha prevalso il Sì è il Canton Ticino, probabilmente perché maggiormente soggetto ai flussi di lavoratori che ogni giorno arrivano dall’Italia.

Referendum in Svizzera, vince il No

La proposta di rinegoziazione degli accordi con l’Ue era stata portata avanti dall’Unione Democratica di Centro, partito politico di destra che attualmente detiene la maggioranza dei seggi nella camera bassa del paese. L’accordo per la circolazione dei cittadini europei in territorio svizzero è in vigore dal 2002 ed è legato a doppio filo con altri sei accordi approvati a larga maggioranza dalla Confederazione proprio con un referendum.

I suddetti trattati, noti con il nome di Bilaterali I, definiscono diversi aspetti dei rapporti tra la Svizzera e L’Unione Europea, come il commercio, la ricerca, l’agricoltura e i trasporti, e sono protetti da una cosiddetta “clausola ghigliottina” per la quale se anche uno solo dovesse essere abrogato unilateralmente anche gli altri decadono consegnando il paese in un possibile limbo simile a quello che sta attualmente vivendo il Regno Unito alle prese con i negoziati post-Brexit.

Gli altri quesiti

Quello sulla libera circolazione delle persone in territorio elvetico non era però l’unico referendum a cui i cittadini svizzeri erano chiamati a fornire la loro opinione. Nella stessa giornata del 27 settembre gli elettori hanno approvato infatti il congedo retribuito di paternità e l’acquisto di aerei da guerra per sei miliardi di franchi entro il 2030, mentre hanno bocciato la proposta sulle maggiori deduzioni fiscali per i figli e sul prelievo selettivo dei lupi al fine di mantenere bassa la loro popolazione.