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Caucaso, continuano gli scontri tra Armenia e Azerbaijan

Scontri tra Armenia e Azerbaijan per il controllo del territorio

Nel Caucaso proseguono gli scontri tra Armenia e Azerbaijan per il controllo della Regione del Nagorno-Karaback. Sarebbero già decine i morti

Nel Caucaso si respirano sempre più forti i venti di guerra. Tra Armenia e Azerbaijan la tensione è altissima e sarebbero decine i morti negli scontri, alcuni dei quali anche tra i civili. Il motivo del conflitto è da ricercare nell’antica lotta tra i due paesi per il controllo della Regione del Nagorno-Karaback. Come accade spesso in questi casi, ognuna delle fazioni in campo accusa l’altra di aver dato inizio alle ostilità; i vertici del Governo azero puntano il dito contro le forze armene accusate di aver bombardato la città di Tartar, mentre dagli ambienti militari dell’Armenia si sostiene l’esatto contrario.

Scontri tra Armenia e Azerbaijan

La Regione del Nagorno-Karaback ricade nel territorio azero, ma dalla fine della guerra del 1994 è controllata dall’Armenia. Gli scontri armati sono di fatto iniziati domenica 27 settembre ed ogni giorno che passa la situazione sembra diventare sempre più complessa e delicata con il sospetto dell’interferenza di altre Nazioni. Nell’occhio del ciclone è finita la Turchia con il ministro degli Esteri armeno che ha accusato il Governo del Paese confinante di sostenere l’aggressione dell’Azerbaijan e, inoltre, di reclutare mercenari stranieri per la guerra. Erdogan, dal canto suo, si è scagliato invece contro l’Europa, gli Stati Uniti e La Russia, per non essere riusciti in trent’anni ad appianare le tensioni tra Armenia e Azerbaijan.

L’appello di Papa Francesco

Mentre gli scontri proseguono, l’Unione Europea sta provando una difficilissima azione diplomatica invitando entrambe le parti e deporre le armi e risedersi al tavolo dei negoziati al fine di trovare una risoluzione che possa scongiurare il conflitto bellico. Anche il Papa, nel corso dell’Angelus di domenica scorsa, ha espresso molta preoccupazione per gli scontri in corso nel Caucaso ed ha lanciato un appello ad Armenia ed Azerbaijan perché compiano gesti concreti di buona volontà e fratellanza che possano portare a risolvere i problemi non con l’uso della forza delle armi, ma per mezzo del dialogo e del negoziato.