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Svizzera, il referendum dice sì al salario minimo: 3.800 euro al mese

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È il salario minimo più alto del mondo: un referendum detta il futuro del popolo elvetico per far fronte alla crisi post-Covid.

In Svizzera, a seguito di un referendum, è stato istituito un salario minimo da record: 3.800 euro al mese. È considerato il più alto del mondo e, secondo l’opinione pubblica, aiuterà ad affrontare la povertà dovuta alla pandemia di Covid-19

Svizzera, un referendum stabilisce il salario minimo

Ha l’importo di 3.800 euro al mese il salario minimo che verrà introdotto a Ginevra. Lo hanno approvato, tramite consultazione pubblica, i 500mila elettori attivi nel cantone. La proposta è rivoluzionaria, se si considera che era stata respinta per due volte: una nel 2011 e l’altra nel 2014. Con un tetto di 3800 euro, il salario minimo nel cantone svizzero sarà il doppio di quello francese. Secondo quanto riferisce l’emittente televisiva France 3, la misura è stata voluta nella città svizzera, fulcro del turismo e del mondo degli affari elvetico. La pandemia di Covid-19 non solo ha ridotto i viaggi di svago, ma anche quelli di lavoro, creando una discrepanza economica senza precedenti.

Il salario che svela i poveri di Ginevra

L’emergenza sanitaria e l’immobilismo dovuto alla pandemia hanno spinto i cittadini di Ginevra ad individuare nuovi espedienti di sussidio per i più poveri. In tanti, avvertono che vivere nella capitale elvetica è pressoché impossibile, dato il caro affitti. Basta vedere le code presso i banchi alimentari per rendersi conto della situazione odierna. Per Michel Charrat, presidente del Gruppo transfrontalieri europei, l’esito del referendum è un segno di solidarietà con i poveri della città: “Il Covid-19 ha dimostrato che una certa parte della popolazione svizzera non può vivere a Ginevra … 4.000 (franchi svizzeri) è il minimo per non scendere al di sotto della soglia di povertà e trovarsi in una situazione molto difficile” ha affermato Charrat. L’associazione stima che la misura andrà a vantaggio dei 30mila lavoratori ginevrini che non hanno retribuzione adeguata, due terzi dei quali donne.