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Ora che è positivo, Trump non balla più da solo

Donald Trump e la First Lady, Melania Trump

C'è da chiedersi chi sarà Trump (un 74enne in isolamento) dopo il coronavirus: si presenterà al mondo più mite o l'eroe che ha sconfitto il drago(ne)?

Tonight, @FLOTUS and I tested positive for COVID-19”. Tutti toccano il limite delle frontiere, anche il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha fatto dei confini – quelli con il Messico, per intenderci – un punto programmatico. Oggi, però, per la prima volta l’inquilino della Casa Bianca sperimenta un nuovo limite, invisibile. E così, l’ultimo suo tweet è una virata narrativa del suo storytelling: “Io e la first Lady siamo positivi al Covid-19”. Una frase concisa, stranamente delineata da un punto, rivela con chiarezza la verità: anche lui, il sottostimatore del virus per eccellenza, ha dovuto ammettere il verdetto di un esito epidemologico, nel clou della sua campagna elettorale.

Toccherà vedere quali forme prenderà la narrazione trumpiana dal 2 ottobre in avanti. A partire dal 22 gennaio, giorno in cui è stato registrato il primo contagio di coronavirus su suolo statunitense, il presidente ha cambiato sempre il suo racconto del virus. Non più consapevole di poter contare sull’andamento dell’economia per convincere la classe media dei suoi successi, lo ha prima ridimensionato, per poi ammettere, a denti stretti, che la situazione era “very bad”. Ma non ha mai fatto ciò che forse tutti si aspettavano: fare ammenda. Non gli è riuscito nemmeno quando il giornalista Bob Woodward ha rivelato che lui era a conoscenza della portata del Covid-19 ben prima di un contagio su larga scala. Davanti all’allerta, semplicemente non ha fatto nulla.

In un articolo pubblicato a marzo sul Financial Time, Edward Luce opponeva la leadership egoriferita di Trump alla condotta responsabile dell’imperatore Marco Aurelio: “Mentre i ricchi romani fuggivano nelle loro ville, Aurelio rimase nella capitale e guidato dall’esempio” scriveva. Trump si è comportato come i patrizi dell’Antica Roma, abbandonando la capitale per la residenza di Mar-a-Lago, come se si trattasse di un altro pianeta, l’unico luogo che potesse alimentare la sua retorica nonostante la Manhattan spettrale e l’impero di luci e denaro chiamato Las Vegas divenuto un riflesso in frantumi.

A nulla sono serviti i richiami dei suoi collaboratori, persino dell’anchorman della presidenziale emittente Fox News, Tucker Carlson. Trump era lì, pronto a ballare da solo, deciso a utilizzare la “maschera senza volto” del virus appioppandola ai suoi avversari, dai cinesi al virologo Anthony Fauci, colpevole di oscurare con la sua gravitas scientifica il presidente dell’America che vuole ripartire nonostante i morti. Ora, quel presidente “mandato da Dio” secondo quanto detto dal suo segretario di Stato, Mike Pompeo, che cavalca il suo profilo profetico come recentemente fatto con gli Accordi di Abramo, ha subito uno fermo brusco.

Quel tweet, che per la prima volta, esclude il soggetto esclusivo e include anche – volutamente – Melania Trump, è la conferma implicita che la sua leadership è al tramonto. Il nemico “cinese” è entrato in casa sua. Lo ha fatto mostrandogli la fragilità di essere umano, minando le sue certezze escatologiche a ridosso delle elezioni. Oggi il tycoon non balla più da solo, e nell’ultimo tweet lo scrive a caratteri cubitali: TOGETHER. C’è da chiedersi chi sarà il Trump dopo il coronavirus: se, cioè, colui che resta pur sempre un 74enne in isolamento con un virus pericoloso in corpo, possa mitigarsi come Boris Johnson o presentarsi al mondo come l’eroe che ha sconfitto il drago(ne).