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Professore decapitato a Parigi: venduto da 2 studenti per 350 euro

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Venduto per 350 euro: il killer del professore di Parigi si è avvalso della collaborazione di 2 studenti.

Nuovi dettagli sconcertanti emergono dalle indagini per la morte di Samuel Paty, il professore decapitato a Parigi da un estremista islamico per aver mostrato in classe delle vignette satiriche su Maometto in una lezione sulla libertà di espressione. Nello specifico, da fonti interne alla polizia parigina, trapela che il professore sia stato venduto al killer da due suoi studenti per la cifra di 350 euro. I due ragazzi di 14 e 15 anni, avrebbero materialmente indicato all’attentatore, il 18enne Abdullakh Anzorov, chi era il docente in questione.

Il professore di Parigi venduto da 2 studenti

Il ruolo dei due ragazzini appare quanto mai determinate per la buona resa dell’attentato, in quanto sembrerebbe che il killer si sia presentato davanti la scuola media di Parigi avendo conoscenza solo del nome del professore. A ribadire l’importanza giocata nell’attentato dai due ragazzini è stato il Procuratore che ha deciso di incriminarli per complicità nell’assassinio terroristico. “Il coinvolgimento dei due nell’identificazione della vittima è stata determinante”, ha precisato.

I giorni precedenti all’attentato

Prima dell’attentato, avvenuto nella giornata di venerdì 16 ottobre, la vicenda delle vignette mostrate dal professore in classe aveva fatto partire una sentita campagna di delegittimazione dello stesso da parte di alcuni genitori. Nello specifico Brahim Chnina, il padre di una studentessa dell’Istituto, avrebbe spinto Anzorov ad agire per punire il docente. Il genitore aveva inoltre raccontato che Paty aveva discriminato gli studenti musulmani, invitando ad andarsene, e aveva poi mostrato agli altri delle immagini pornografiche. Da queste accusa il professore si era difeso dicendo: “Non ho mai commesso nessuna violazione nell’esercizio delle mie funzioni. Ho solo proposto agli allievi di vedere o non vedere una delle caricature di Charlie Hebdo, secondo le loro sensibilità”. Lo stesso Paty aveva poi sottolineato che l’alunna che si lamentava delle vignette non era presente alla lezione incriminata.

Da qui l’aggravarsi della situazione quanto Chnina inizia ad informare l’assassino della situazione attraverso tre telefonate e vari messaggi. Poi l’attentato e il successivo fermo di Chnina. Il genitore dell’alunna ha detto di non ricordarsi di questi messaggi e aver ricevuto tante telefonate dopo la sua campagna contro il docente. Ora tutto questo torna molto a sfavore del genitore dell’alunna. “Tra la sua azione e l’uccisione del professore c’è un legame causale diretto”, ha detto il Procuratore incaricato di far luce sulla vicenda.