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Svizzera, rianimazione negata agli anziani malati covid

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In Svizzera, in caso di rianimazione in forte saturazione, è stabilito l'ordine d'accesso che è negato agli anziani.

Anche la Svizzera è alle prese con una violentissima ondata di contagi al coronavirus, solo nella giornata di ieri, 23 ottobre, i nuovi positivi sono stati 6.592 con un rapporto di 494,9 casi ogni 100mila abitanti (il doppio che in Italia). Una situazione molto difficile per il Paese che nel documento dell’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche e dalla Società Svizzera di Medicina Intensiva, in vigore dal 20 marzo, anche se ufficialmente non è stato ancora adottato, dispone l’ordine di assistenza da seguire nel caso in cui non vi fossero sufficienti posti per tutti in terapia intensiva: “in caso di indisponibilità non andrebbe fatta alcuna rianimazione cardiopolmonare” ai pazienti più anziani.

Svizzera rianimazione negata agli anziani 

Nello specifico, a pagina 5 del documento svizzero vengono indicate le tipologie di pazienti destinati a non essere ricoverati in rianimazine. Si tratta degli over 85 e degli over 75 con precedenti problemi di “cirrosi epatica, insufficienza renale cronica stadio III, insufficienza cardiaca di classe NYHA superiore a 1 e sopravvivenza stimata a meno di 24 mesi”. 

Nel caso in cui poi vi fossero posti in terapia intensiva disponibili, ma risorse limitate, i criteri per vedersi negata la rianimazione sono più gravi, quali ad esempio “arresto cardiocircolatorio ricorrente, malattia oncologica con aspettativa di vita inferiore a 12 mesi, demenza grave, insufficienza cardiaca di classe NYHA IV, malattia degenerativa allo stadio finale”.

La preoccupazione dei medici

Quando è uscita questa direttiva – ha detto Franco Denti, il presidente dell’Ordine dei Medici del Canton Ticino – siamo saltati sulla sedia. Decidere chi rianimare e chi no è pesante, pesantissimo per qualsiasi medico. Ma questo documento, che è pubblico, è a garanzia dei medici e degli stessi pazienti che potrebbero non aver voglia di essere sottoposti a ulteriori cure”. “Ogni decisione – conclude Denti – spetta ai comitati etici degli ospedali. Non mi risulta che sia già successo, ma siamo molto preoccupati”.