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Evitare la seconda ondata: l'esempio di Taiwan e della Corea del Sud

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Le strategia messe in atto da Taiwan e dalla Corea del Sud per evitare la seconda ondata di coronavirus.

Il coronavirus, dopo una breve parentesi estiva, è tornato a colpire molti paesi in Europa e non solo, andando dunque a creare la tanto scongiurata seconda ondata. Ci sono dei paesi del mondo però che sono riusciti a salvarsi da tutto questo, malgrado siano situati in zone in cui il virus circola con gran intensità. È il caso di Taiwan e della Corea del Sud, ritenuti ad oggi, 31 ottobre, due paesi covid-free o quasi. Il loro approccio alla pandemia è stato profondamente diverso rispetto a quello degli altri paesi e, anche grazie all’esperienza accumulata nella precedente epidemia della SARS, sono riusciti ad evitare il peggio.

Taiwan e Corea: evitata la seconda ondata

A Taiwan nello specifico è da 200 giorni consecutivi che non si registrano dei casi locali di coronavirus (l’ultimo il 12 aprile), malgrado il Paese conti ben 23 milioni di abitanti. Solo fortuna? No, perchè la vera forza di Taiwan sono stati i tracciamenti tempestivi e l’isolamento dei soggetti considerati a rischio, oltre che la chiusura dei confini nazionali. A tal proposito si ricorda che lo screening per i passeggeri provenienti da Wuhan è iniziato alla fine del 2019, con il primo caso nel paese segnalato il 21 gennaio.

Essendo un isola è stato più facile per il paese asiatico isolarsi, chiudendo i confini e permettendo l’ingresso solo ai diplomatici e persone con un visto speciale. Come detto l’esperienza di epidemia già avuta con la SARS aveva fatto si che nel Paese ci fosse già una buona presenza di mascherine a altri dispositivi di protezione personale, oltre che anche una minore reticenza ad indossarle da parte dei cittadini.

La Corea del Sud

In Corea del Sud l’arma per evitare la seconda ondata, e anche per salvarsi in poco tempo dalla prima, è stato il massiccio utilizzo della tecnologia applica al sistema di tracciamento dei contatti. Incrociando una mole gigantesca di informazioni, sistemi di big data hanno permesso di individuare velocemente i contatti di ogni positivo e non imporre per questo nessuna necessità nel chiudere le attività commerciali. Ecco dunque che app ultra performanti, unite a videocamere di sorveglianza e tracce lasciate dalle carte di credito hanno permesso di capire con esattezza tutti gli spostamenti di un soggetto poi risultato positivo al covid. Il risultato è che, dopo essere stato uno dei Paesi maggiormente colpiti nelle prime settimane delle pandemia, la Corea del Sud oggi conta poche decine di positivi al giorno.