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Covid, la Cina pensa che il virus sia nato in Italia

Covid nato in Italia

La Cina pensa che il Coronavirus sia in Italia e non a Wuhan. La notizia è stata rilanciata dal New York Post.

Lo sostiene il New York Post. Il Governo di Pechino starebbe dando risalto allo studio Italiano, togliere ogni dubbio sul fatto che il Coronavirus possa essere nato in Italia. Si tratterebbe in questo senso di un’ipotesi che come avrebbe dichiarato lo stesso portavoce del Ministro degli Esteri Cinese al Times, potrebbe dimostrate ancora una volta di più che definire l’origine di un virus non sia una questione semplice e che il processo di diffusione potrebbe includere molti Paesi.

Non sarebbe la prima volta che la Cina cercherebbe di togliere ogni sua responsabilità circa lo sviluppo della Pandemia. In passato avrebbe infatti acceso i riflettori su una possibile responsabilità della Spagna, nonché sugli Stati Uniti che sarebbero stati responsabili di aver portato il virus a Wuhan nel mese di ottobre del 2019 in occasione dei Giochi Mondiali Militari.

Oltre a ciò anche l’OMS avrebbe dichiarato in precedenza che il virus potrebbe non essere nato in Cina, ma avrebbe potuto circolare già in altri Paesi seppur in modo asintomatico.

Covid, la Cina pensa sia nato in Italia

La Cina potrebbe pensare che il Coronavirus sia nato in Italia. Questa la notizia che è stata rilanciata dal New York Post. Come sarebbe accaduto in passato nei confronti della Spagna prima e degli Stati Uniti poi, il Governo di Pechino starebbe spingendo lo studio fatto dal team di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano che avrebbe evidenziato che già nel mese di settembre il virus sarebbe circolato già nel nostro Paese.

Il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijiain, ha dichiarato al Times che l’identificazione dell’origine del virus “dovrebbe essere lasciata agli scienziati, è un processo fluido che può coinvolgere numerosi paesi”. Oltre a ciò anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità potrebbe aver avvallato questa ipotesi arrivando a dire che il virus potrebbe essere circolato altrove prima dello scoppio del focolaio a Wuhan seppur silenziosamente.

Cosa dice la ricerca?

Nonostante lo studio evidenzia come già a settembre del 2019 il virus si sia diffuso nel nostro territorio, è anche vero come dichiara Giovanni Apollone dell’Istituto nazionale dei Tumori di Milano al Times che non ci sarebbe dato sapere almeno per il momento quando il virus si sia diffuso in Cina con esattezza. La Cina potrebbe infatti aver tardato l’annuncio dello scoppio del focolaio.

La ricerca condotta dall’Istituto prende in considerazione i campioni di sangue prelevati nel periodo settembre 2019-marzo 2020. Da questa analisi i risultati sarebbe sconvolgenti: l’11,6% dei campioni aveva già sviluppato gli anticorpi, di cui il 14% proprio nel mese di settembre. Per quanto riguarda i campioni inerenti alla seconda settimana di febbraio periodo in cui il virus non a caso avrebbe cominciato a diffondersi a livello nazionale è stato rilevato il 30% dei campioni di cui come è facilmente intuitivo il 53,2% dei campioni sarebbe localizzato in Lombardia.