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Assalto al Congresso USA, se fossero stati neri sarebbero tutti morti

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Gli USA devono fare i conti una volta per tutte con una democrazia che uccide i neri per 20 dollari e che coccola gli assaltatori al Congresso.

Il privilegio di essere bianco negli USA lo raccontano bene le istantanee che arrivano dall’insurrezione del 6 gennaio a Washington. Sono immagini che appena si posa la polvere dovrebbero diventare oggetto d’indagine di dibattito, sono la prova evidente e dolorosa di cosa significhi avere delle forze armate che discrezionalmente cambiano i propri atteggiamenti sulla base delle persone che si ritrovano davanti.

Il primo quadro è un video, un video di pochi secondi, in cui dei poliziotti vigilano su delle transenne (transenne rimovibili da partita di calcetto con scapoli e ammogliati) di fronte al Congresso. I “patrioti” bianchi stanno lì accalcati e spingono. Nessuno dei poliziotti assume una posizione lontanamente minacciosa. Anzi, l’ala delle forze dell’ordine dopo qualche secondo si dispiega e con passo flemme lascia passare comodamente i manifestanti. Sembra l’apertura di una biglietteria e invece è il via libera per l’occupazione del palazzo simbolo della democrazia USA. Chi ha dato ordine di usare quella morbidezza? Chi ha pianificato la presenza di forze dell’ordine che passeggiavano armati come le guardie giurate in una fiera per bambini? Sarà curioso saperlo.

La seconda immagine invece è utile per un confronto: sono i soldati schierati qualche mese fa sulle scalinate del Congresso, armati di tutto punto durante la manifestazione del movimento Black Lives Matter. Se volete ci potete aggiungere anche i fumogeni, i manganelli, gli arresti faccia a terra, perfino Jane Fonda in manette (ve la ricordate?): quanti anche dalle nostre parti si erano inturgiditi per l’autorità manesca della polizia americana. Quanti avevano esultato per quell’auto della polizia che si faceva largo tra la folla scaraventando persone come birilli. In quanti avevano celebrato le maniere forti della polizia. “Ah, se potessero fare così anche da noi” dicevano i filotrumpiani de’ noartri.

esercito al congresso black lives matter

Poi c’è una terza immagine, che sta passando molto sotto traccia: sulle scalinate del Congresso abusivamente occupate due “patrioti” (come li chiama Trump) mettono in scena la morte di George Floyd: uno si stende sulle scale e l’altro gli appoggia il ginocchio sul collo. Inscenare un omicidio per irridere gli avversari, sulle scalinate del simbolo della democrazia, e per sventolare al mondo la propria impunità. Tutto in mondovisione.

george floyd congresso

E per concludere metteteci tutto il resto: il sorriso fascista con cui un manifestante si porta via allegramente il podio del congresso mettendosi in posa per la telecamera, il vomitevole ardore con cui un fascista agghindato da vichingo occupa lo scranno, la foto fiera di quello che mostra una lettera di Nancy Pelosi sottratta dal suo ufficio dopo un bel selfie con le scarpe appoggiate sulla scrivania.

piedi su scrivania nancy pelosi

Diciamocelo con coraggio: se fossero stati neri i manifestanti di ieri oggi stremo contando morti, feriti, violenze e ascolteremmo le sirene stonate di un’indignazione mondiale. Quelle stesse sirene che oggi giocano a derubricare tutto come se fosse una semplice “bravata”.

Se davvero gli USA vogliono fare i conti con ciò che è accaduto, con onestà intellettuale e con reale spirito di indagine, devono appurare quali siano le radici di questa insopportabile accondiscendenza a cui abbiamo assistito, quali siano le cause di un così morbido dispiegamento di forze per una manifestazione annunciata da giorni, quali siano gli ordini che sono stati impartiti.

Che poi, sostanzialmente, significa fare i conti una volta per tutte con una democrazia che uccide i neri per 20 dollari e che coccola gli assaltatori al Congresso. Perché anche questo è un grave oltraggio alla democrazia.